«Certamente tornerò a dirigere a Napoli, ma la mia vita sta subendo dei cambiamenti, ho da due giorni un incarico onorifico a vita a Firenze e per il momento non...
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Mehta in una pausa dello spettacolo ha accettato di buon grado di fare il punto su tutte le querelle delle scorse settimane, sull'invito rivoltogli dalla Fondazione napoletana a restare, sulle polemiche che hanno accompagnato la sua «uscita di scena» dal Maggio Musicale fiorentino dopo trent'anni. Dopo una love story durata trent'anni (dal 1986 direttore principale e dal 2006 direttore onorario a vita), dovrà dividere il podio con un nuovo direttore musicale, Fabio Luisi, che lascia New York chiamato a Firenze dal sovrintendente Francesco Bianchi che non aveva mai nascosto il proposito di sostituire l'anziano maestro con una bacchetta più giovane.
«Sono moltissimo grato al San Carlo che mi ha trattato benissimo, qui ho trovato una famiglia, una nuova casa», dice Mehta, al suo fianco la moglie Nancy con la quale oggi partirà alla volta di Los Angeles per le vacanze di Natale prima di affrontare una lunga tournée in Cina e in altri Paesi orientali con la Filarmonica di Israele. «Ho scritto una lettera al consiglio di indirizzo del teatro che mi ha invitato, nel futuro cercherò delle date per venire a dirigere, opere e concerti, ma non posso dire ancora quando. Il mio contratto verbale con Firenze scade nel '17, ho diversi concerti e il ”Don Carlo”, il mio futuro è tutto da decidere». Maestro, a Firenze lei avrà un incarico onorifico, potrebbe averne uno anche a Napoli? «Vediamo, ho bisogno di tempo, anche in Israele ho un incarico onorifico a vita, al Maggio musicale mi hanno nominato direttore ”emerito”, ho tanti incarichi in giro per il mondo e in questa fase non voglio altri, devo ridisegnare la mia vita, certamente Napoli ci sarà».
Ma se lei non sarà direttore stabile, l'orchestra ha bisogno di una guida stabile? «Sì, l'ho già detto, è importante per l'orchestra il contatto con un musicista che imprima la sua visione e programmi per tre-quattro anni, orchestra e coro napoletani hanno dimostrato grande duttilità, per loro ho anche devoluto il mio cachet a settembre per poter acquistare strumenti migliori e ottenere un suono migliore, anche in questa ”Carmen” mi hanno seguito con molta diligenza e serietà, li ringrazio tutti, dalla sovrintendente a gli orchestrali, qui tutti, anche i custodi, sono stati gentili con me». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino