«Mezzogiorno Italia», su Rai Tre parola al Sud che cambia

«Mezzogiorno Italia», su Rai Tre parola al Sud che cambia
Un viaggio sulla Salerno-Reggio Calabria, metafora di un Sud sempre incompiuto; Scampia, icona di malaNapoli, rischiarata, però, stavolta da una bella storia di riscatto;...

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Un viaggio sulla Salerno-Reggio Calabria, metafora di un Sud sempre incompiuto; Scampia, icona di malaNapoli, rischiarata, però, stavolta da una bella storia di riscatto; ancora: la creatività di un imprenditore che ha importato a Londra la vera pizza, con forno a legna e pasta lievitata naturalmente; quindi, la sorprendente Calabria di Rende (Cosenza), dove centinaia di ingegneri lavorano a progetti di ricerca internazionale; il Sud delle mutazioni antropologiche, dalle migrazioni degli anni Sessanta all'attuale terra di confine e accoglienza per nuovi migranti; infine, la benedizione di un artista che di Napoli ha fatto la sua «terra d'anima», Renzo Arbore.


Ecco i servizi che compongono la prima puntata di «Mezzogiorno Italia», nuova rubrica nazionale della Tgr, la testata giornalistica regionale, in onda da oggi, ogni sabato alle 13.25 su Raitre, per mezz'ora. Il programma sostituisce, dopo troppi anni di pausa, «Neapolis», rubrica quotidiana sospesa a maggio 2010. Meglio tardi che mai. Soprattutto se gli artefici di «Mezzogiorno Italia» dichiarano obiettivi al passo con i tempi. E lo fanno nello storico Studio 1 del Centro di produzione Rai di Napoli. Al di là del tavolo siedono il suo direttore Francesco Pinto; Antonello Perillo, che guida la Tgr campana e cura la nuova trasmissione; Vincenzo Morgante, direttore della Tgr nazionale, con il vice Renato Cantore.

«Vogliamo raccontare il Sud in modo diverso», afferma Perillo, grazie a riprese, conduzione, grafica, montaggio e post-produzione declinati con linguaggio moderno e mai scontato». Ecco perché Cantore elenca subito che cosa non sarà «Mezzogiorno Italia»: «Innanzitutto non sarà Teleterronia; non snoccioleremo il solito rosario di lamentazioni e vittimismo; non sarà un magazine tradizionale; né una maxi-inchiesta sul Sud». L'ambizione «visionaria» è innanzitutto quella di raccontare storie e persone. Non a caso, Pinto evoca una battuta di Zavattini: «Il neorealismo è finito quando gli sceneggiatori smisero di prendere l'autobus». I giornalisti torneranno nelle strade per offrire una riflessione più vicina alla realtà. «Parleremo poco della disoccupazione e molto dei disoccupati; poco dell'emigrazione e molto degli immigrati», puntualizza Morgante.

La promessa è: «Andare al di là dei luoghi comuni, della retorica e dell'oleografia». A cominciare dalla conduzione, affidata a Maria Luisa Massa, che ogni settimana si troverà open air in luoghi d'eccellenza, come la Certosa di San Martino, «studio» della puntata d'esordio. Cantore: «Per questo racconto useremo non soltanto i professionisti della Tgr campana, ma di tutte e 24 le testate che la Rai ha nelle regioni italiane. Mostreremo il Sud che si espande nel mondo, come può essere quello del pizzaiolo di Positano che ha fatto conoscere a Londra la vera pizza; oppure, le mozzarelle doc che si producono in Piemonte, dove un imprenditore ha fatto emigrare, stavolta, le bufale campane; e mostreremo il Sud come luogo dello spirito. Quello del Sud Tirolo, per esempio, per capire che cosa significa essere del Sud nel cuore dell'Europa, dal momento che anche a Nord c'è sempre un Sud».


Altra promessa: il racconto sarà svelto, leggero, condito, quando serve, di ironia e sorriso. Non vedrete soltanto mafia e mafie, terre dei fuochi e malessere, ma anche eccellenze dell'imprenditoria, della ricerca, dello spettacolo, della cultura, dell'associazionismo. Alla fine, l'intento, come scrive il direttore generale Rai Antonio Campo Dall'Orto, è «portare tutte le storie del Paese in ogni luogo d'Italia». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino