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Michael J. Fox aveva 29 anni ed era già nel pieno della sua carriera quando gli fu diagnosticato il morbo di Parkinson. Allora, secondo la diagnosi del medico sarebbe stato fortunato a lavorare per altri soli 10 anni.
Trent'anni e otto nomination agli Emmy dopo, l'attore torna ad una realistica visione della realtà nel suo nuovo libro No Time like the future. In cui riconosce la fine della sua carriera attraverso una visione più sobria della realtà rispetto ai tempi precedenti.
In Lucky Man, infatti, sua precedente pubblicazione risalente al 2002, Michael J.Fox mostrava nei confronti della malattia un sorprendente ottimismo per il suo futuro di attore.
Parte di quel suo nuovo realismo è la rivelazione ai suoi fan e anche a se stesso che la carriera di attore sta volgendo al termine.
La dichiarata fine della sua carriera sarebbe dovuta all'andamento irreversibile delle sue condizioni di salute. «C'è un tempo per tutto, e il mio tempo di dedicare una giornata lavorativa di dodici ore e memorizzare sette pagine di dialoghi è il migliore dietro di me», scrive Fox nel libro.
Come molti malati di Parkinson, Fox ha iniziato a notare cambiamenti cognitivi, tra cui perdita di memoria, confusione, deliri e demenza - qualcosa che ha «raramente contemplato prima d'ora, tanto meno parlato».
Michael J.Fox in un intima confessione racconta storie personali e osservazioni sulla malattia e la salute. L' attore confessa di aver cercato le chiavi della macchina prima di ricordare la sua incapacità di guidare o di aver scambiato le sue figlie gemelle.
Un racconto commovente, ma con il senso dell'umorismo tipico di Fox, il suo libro fornisce un veicolo per riflettere sulle nostre vite, i nostri amori e le nostre perdite, attraverso gli occhi di un attore da sempre amato narratore dell'imprevedibile scorrimento del tempo.
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