Un desiderio, quello di un funerale privato perché «Non voglio disturbare». Lo scrive di suo pugno il grande Ennio Morricone, compositore e direttore...
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È morto l'altra notte, alle 2,20, in seguito a complicazioni respiratorie post operatorie, il maestro premio Oscar, all'età di 91 anni. La camera ardente, al secondo livello sotterraneo del policlinico, resta blindata, sorvegliata a vista da personale dell'ospedale e polizia. La famiglia ha scelto di affrontare un lutto in forma privata. La stampa è assiepata alle porte del Campus Biomedico. L'avvovato esce e legge il saluto.
IL "TESTAMENTO" - «Io, Ennio Morricone, sono morto.
Parole, quelle del necrologio che rispecchiano il carattere di Ennio Morricone. Come racconta al Messaggero Giorgio Assumma: «Il testo è perfettamente in linea con il suo carattere, di uomo e artista molto riservato che tende a voler rimanere fuori dalle grandi imponenti cerimonie pubbliche - racconta - E nel rispetto degli altri non vuole coinvolgerli in un funerale fastoso, proprio per evitare di essere un disturbo. E' la sua anima», continua l'avvocato Assumma. Il testo è stato trovato dalla moglie Maria e dato all'avvocato perché lo leggesse: «Poche righe in cui c'è tutta l'anima del maestro, il suo essere chiuso anche se ricco di espansività: si faceva in quattro per gli amici. Era molto generoso, infatti, soprattutto nei confronti dei giovani musicisti di talento che cercavano uno sbocco tra le difficoltà».
Un necrologio particolare scritto da qualche giorno: «Lo aveva scritto già da tempo - riflette Giorgio Assumma - Non escludo che l'abbia scritto molto prima dell'incidente che l'ha riportato in ospedale. Morricone si era rotto il femore in seguito ad una caduta in casa: l'operazione era riuscita, ma si sono verificate delle complicazioni». Nelle ultime ore: «Morricone era sì dolorante, ma lucido, sereno, con il conforto della fede da buon cristiano qual era», conclude l'avvocato.
Il Mattino