Morto Bostik, addio ad Adriano Casale pioniere della cultura cyberpunk a Napoli

Morto Bostik, addio ad Adriano Casale pioniere della cultura cyberpunk a Napoli
La notizia ha lasciato sconcertati tanti, soprattutto quelli che l'avevano visto nei giorni scorsi, nella Procida che aveva scelto per buen retiro, dove progettava ancora un...

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La notizia ha lasciato sconcertati tanti, soprattutto quelli che l'avevano visto nei giorni scorsi, nella Procida che aveva scelto per buen retiro, dove progettava ancora un concerto, il 29 settembre. Adriano Casale, per tutti semplicemente «Bostik» non c'è più e con lui amici e compagni ricordano, nel cordoglio on line, una stagione importante della controcultura anni Ottanta.

Adriano aveva fondato i Contropotere, storico gruppo hardcore napoletano degli anni 80 poi evolutosi nel cyberpunk dei Cp01, era stato a Soccavo una colonna del Tien'A Mment, primo centro sociale autogestito, e anarcopunk, cittadino. Il suo primo gruppo, nato dalle ceneri degli Elettrokrazia di Napoli e dei Link Larm di Padova, aveva esordito a metà anni 80 con un demotape che si intitolava «È arrivato Ah Pook», chiaro riferimento a Burroughs. Lucia Vitrone alla voce era la sua complice ideale in un viaggio sonico-esistenziale che guarda alle esperienze di Berlino, dove entrambi hanno vissuto. Nel 1988 l'arrivo dell'album «Nessuna speranza, nessuna paura» per la bolognese Attack Punk Records, lontano dagli standard hardcore del genere, con pezzi lunghi, melodie orientaleggianti, sperimentazioni ritmiche. Caratteristiche ribadite nella produzioni successive, ma soprattutto con il nuovo nome di CP/01 che nel 1994 diede alle stampe l'album «Cyborg 100%».

Tastierista, studioso di musicoterapia, pioniere nell'uso dei sequencer e dei campionatori, Bostik ha lavorato a video e colonne sonore, si è immerso nella scena rave... Placato il tempo dei furori iconoclasti e alla ricerca di una vita meno spericolata, ma non meno intensa, era approdato a Procida, aprendo un locale sopra le scale della Corricella. Molto più di un bar. «Si chiama Unico», raccontava con l'orgoglio antico da militante anarchico, «in omaggio all'omonimo libro di Max Stirner, mentre per il design mi sono ispirato al Cabaret Voltaire, luogo di incontro a Zurigo dei dadaisti e delle avanguardie del tempo». Qui, in una ex grotta in cui i pescatori tingevano le loro reti, l'isola non ancora capitale di cultura faceva controcultura tra un drink, musiche non mainstream, i colori della compagna stilista Francesca Esposito. Qui aveva trovato «un altro senso di condivisione: il prete, il carabiniere, il sindaco per strada ti salutano, si entra in un meccanismo di comunità che non è ideologica ma territoriale. Certo, all'inizio ti infastidisce che la gente si faccia i fatti tuoi, ma a lungo andare scopri di sentirti meno solo».

Ciao Adriano, ciao Bostik, ciao. 

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Il Mattino