Un sorriso e gli occhi fissi nel vuoto mentre parla di un amico che non c’è più. Spazia tra i ricordi Benedetto Casillo e racconta tutti i momenti più...
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Più che il maestro, però, Casillo racconta l’uomo. Parla di un Luciano attento e pronto a descrivere quello che gli accadeva intorno. Così arguto da saper riprodurre davanti alle telecamere la vita di tutti i giorni.
«La sua sensibilità – racconta – era anche la sua forza. Le scene più belle sono nate proprio per questo, perché lui era un attento osservatore della realtà. Vedeva e ascoltava le persone. Quello che diciamo davanti al chiosco ne “il mistero di Bellavista” ne è la prova. È una ironia forte, sanguigna e sentita da tutti noi. Non ci sono finzioni dietro le nostre battute, nascevano al momento ed è per questo che sono rimaste nella mente di tutti. Di lui mi mancherà soprattutto questo, la sua sensibilità e il suo modo di leggere il presente. De Crescenzo è patrimonio di tutti i napoletani, è una delle espressioni più belle di questa città». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino