Nancy Brilli si racconta: «Quel dolore di non sentirsi accettata...»

Nancy Brilli a Verissimo: «Quel dolore di non sentirsi accettata...». Silvia Toffanin commossa
Nancy Brilli a Verissimo: «Quel dolore di non sentirsi accettata...». Silvia Toffanin commossa. Oggi a Verissimo - Le storie, l'intervista a Nancy Brilli che...

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Nancy Brilli a Verissimo«Quel dolore di non sentirsi accettata...». Silvia Toffanin commossa. Oggi a Verissimo - Le storie, l'intervista a Nancy Brilli che si è raccontata a cuore aperto, tra lavoro e vita privata. L'attrice romana ha parlato anche di un'infanzia molto dolorosa.

 

«Quando è morta mia madre ero piccola e pensavo fosse una grandissima ingiustizia. Poi c'è stato il periodo in cui pensavo fosse colpa mia. Poi ho incontrato questo lavoro e mi ha salvato la vita. Questo lavoro l'ho fatto all'inizio per essere amata e mi pare di esserci riuscita. Sono cresciuta con Nonna Isolina. Era molto severa, per lei le femmine erano una razza di serie B. A lei non interessavo io, il mio dovere era stare zitta e non disturbare. Avevo una simpatica zia che mi chiamava 'gramigna', perché crescevo da sola come l'erba cattiva. Queste cose fortificano e indeboliscono. Quel dolore di non sentirti parte di qualcosa, di non venire accettata ti rimane».

 

 

Poi, Nancy Brilli parla della fine della storia con Roy De Vita: «Siamo stati insieme 15 anni e mezzo, i nostri figli sono cresciuti insieme. Alla fine della storia, c'è un periodo in cui si è brutti. Si litiga, si è antipatici. Adesso, è rimasta la famiglia. I nostri figli sono veramente fratelli, non essendolo. Questa cosa siamo riusciti a farla bene. Vorrei che mio figlio facesse l'attore, ma intanto studia economia. Sono una mamma mamma, non amica».

 

L'attrice rivela anche un episodio vissuto all'inizio della sua carriera: «A 23 anni, ero già sposata, ho ricevuto delle molestie da un produttore. Mi sono chiusa in me stessa. Giravo sul set e poi mi chiudevo in camper. Non lo dissi neanche a mio marito Massimo Ghini. Non successe nulla di gravissimo, ma si resta male. E mi ha impedito di fare tanti lavori». E conclude: «Non mi dimentico neanche per un secondo che avevo una cartella clinica su cui era scritto "sterile" ed è nato mio figlio. Comunque è andata, è andata bene».

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Il Mattino