Negrita in concerto a Napoli: «Strummer e Pino Daniele sempre con noi»

«A zio Pino dobbiamo tutti molto»

Negrita in concerto a Napoli: «Strummer e Pino Daniele sempre con noi»
Rock e dintorni. Per i Negrita è nuovamente tempo di tour, con tappa anche a Napoli, Casa della Musica, stasera, alle 21. La band aretina di rock, e dintorni, sentiva forse...

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Rock e dintorni. Per i Negrita è nuovamente tempo di tour, con tappa anche a Napoli, Casa della Musica, stasera, alle 21. La band aretina di rock, e dintorni, sentiva forse bisogno dopo il tour acustico teatrale e l'album dal vivo «Mtv unplugged» tratto da quell'esperienza. «Visto che l'ultimo album d'inediti l'abbiamo pubblicato cinque anni fa, neppure noi ci attendevamo di riprendere il cammino senza un nuovo disco da presentare», racconta Paolo «Pau» Bruni, contitolare del glorioso marchio con Cesare «Mac» Petricich ed Enrico «Drigo» Salvi. «E, invece, la risposta del pubblico c'è, cosa non proprio scontata per una band che l'anno prossimo supera la boa del trentennio di storia».

Come affronterete l'anniversario?
«Lo decideremo proprio stando assieme e confrontandoci durante questo tour. Certo è che trent'anni non puoi lasciarli passare così. Al momento sono ventinove anni di attività discografica a cui ne vanno aggiunti altri otto di gavetta. Tutti passati sui palchi perché è la nostra vocazione è quella. Ecco perché, nell'attesa dell'anniversario, valeva la pena riattaccare la spina».

Questa lunga convivenza ce l'ha un segreto?
«Se c'è è forse quello di aver sviluppato tutti e tre delle attività artistiche parallele fuori dalla musica. Io e Drigo nella pittura, ad esempio».

A chi dedicate questi trent'anni di vita comune?
«A quanti ci hanno permesso di trovare la sintesi nelle nostre storie di ragazzi diventati adulti con la musica condividendo l'esistenza con altri ragazzi cresciuti che magari ancora ci vengono ad ascoltare. Una comunione di rabbie, sogni e speranze da festeggiare bene».

Felici di essere tornati a condividere il produttore con Ligabue?
«Fabrizio Barbacci è sempre stato un Negrita, anche se giù dal palco. Quindi, com'è stato in passato, a Liga l'abbiamo solo prestato».

Con chi desiderereste mischiare le carte oggi?
«Alcuni degli artisti decisivi per le sorti della nostra carriera oggi non ci sono più. Penso ad un grandissimo come Pino Daniele, ad esempio, a cui dobbiamo tutti molto. Il Pino più bluesy, quello di Je so' pazzo, Nun me scuccia', Na tazzulella e café, Yes I know my way è stato forse il primo italiano a farmi amare la musica italiana. Il Caronte che ha traghettato la mia anima dalle sacre sponde del rock anglo-americano a quelle del Mediterraneo».

Chi altro?
«Altra figura decisiva è stata Joe Strummer dei Clash che, dopo tanto cercare, eravamo riusciti addirittura a contattare. Avrebbe potuto nascere qualcosa, ma, purtroppo, non ce n'è stato il tempo perché purtroppo se n'è andato prematuramente. Come si vede, quindi, più rimpianti che desideri».

Ma è vero che sua figlia si sente napoletana?
«Nina impazzisce per tutto quello che riguarda la vostra città, si sente terrona dentro. Il nostro manager, Gino Vertaglio, è un partenopeo e tifoso doc, per lei è una specie di zio e l'ha contagiata crescendola a pane e Napoli, mettendole la pizza nel biberon».

La si vede spesso a Napoli, anche senza la band, ha anche esposto le sue «Icons».


«Sì, alla Off Gallery. L'arte mi piace, sono stato anche giurato al Comicon quest'anno: diciamo la verità, per me ogni scusa è buona per venire a Napoli».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino