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Un bel regalo per gli appassionati, un suggerimento per le strenne natalizie dedicate ai cultori del rock. È appena uscita una riedizione deluxe di uno degli album più leggendari della storia, «Harvest» di Neil Young, uscito mezzo secolo fa, esattamente l'1 febbraio 1972. Per la ricorrenza i tifosi più golosi potranno trovare in distribuzione un box, «Harvest time», arricchito da materiali rari, inediti e da collezione, compresi due dvd, con docufilm di particolare interesse: un live d'epoca registrato alla Bbc e il «making of» del disco con le riprese effettuate nei primi mesi del 1971, al Broken Arrow Ranch di Young, Nord della California, durante le prove, che illuminano la vita di studio di quel manipolo di ragazzi particolarmente ispirati.
Due ore di testimonianza tra i segreti delle session, in un clima disteso, divertito, di concentrazione e composizioni destinate al futuro, per il mito. Insieme al canadese, oggi settantasenne ma ancora più che mai sulla breccia, la band dei fedelissimi Stray Gators, ma anche David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash, coinvolti nei cori in alcuni dei brani, tra sorrisi, scherzi e un sentimento di amicizia e complicità che si sarebbe sbriciolato nel tempo.
È la stagione dell'oro del rock californiano, un mix speciale e irripetibile di poesia e forza, di sentimento e scrittura: stupisce vedere Young, allora appena venticinquenne, così abile e determinato nel reggere le sorti e le redini del progetto, dieci titoli, tutti a propria firma, molto variegati nel gusto, se si pensa a ballate acustiche come «Old man» che si intrecciano con le chitarre elettriche più sferzanti di «Alabama», agli interventi della London Symphony Orchestra in «A man needs a mad» o a quelli di ospiti quali James Taylor e Linda Ronstadt in «Heart of gold».
Young che veniva già da diversi anni di intenso valore, tra le fila dei Buffalo Springfield, con Crosby, Stills & Nash, giunge con il sua quarto lavoro solista, «Harvest», a quello che viene considerato un capolavoro anche dal mercato, con oltre dieci milioni di copie vendute, capace di parlare alla generazioni più diverse: a suggello dell'operazione nel packaging i fan troveranno anche un libro, un poster e un 45 giri con tre outtake non utilizzati per l'album d'origine.
Le immagini che giungono a noi, un po' sgranate, con colori e luci talvolta incerti, restituiscono alla perfezione un'atmosfera di vivida creatività, che si lavorasse in quella radura assolata, con una birra in mano, o tra pareti più austere con la grande orchestra: in molti paesi, ma non Italia, per l'evento è stata organizzata una distribuzione nei cinema.
Nel presentare la riedizione, Neil Young che nel film accreditato a Bernard Shakey, l'alter ego regista di Young, ritroviamo con le classiche camicie a scacchi, alla chitarra e al pianoforte, ha così commentato: «Per me è un grande album, questo disco è stato uno spartiacque nella mia vita. Ho suonato con alcuni grandi amici ed è davvero bello che sia durato così a lungo. Mi sono divertito moltissimo e ora, quando lo riascolto, penso di essere stato davvero fortunato ad essere lì».
Artista produttivo e fecondo come nessun altro, Neil, che nei primi mesi dell'anno ha già pubblicato un live e un album, «Toast», rimasto nel cassetto dal 2000 a oggi, in contemporanea con il cofanetto di «Harvest time» è arrivato nei negozi anche con un ulteriore disco, «World record», in compagnia dei Crazy Horse, per la produzione dl guru Rick Rubin: undici canzoni nuove ad alta trazione sociale ed ecologista. A 77 anni il suo viaggio continua. E seguirlo ci rende migliori.
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