Nicola Piovani: «Ricomincio da Napoli»

Nicola Piovani: «Ricomincio da Napoli»
Scusi, maestro, ma perché «La musica è pericolosa»? «Il titolo l'ho scelto anche per rendere omaggio a Federico Fellini, che mi ripeteva spesso...

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Scusi, maestro, ma perché «La musica è pericolosa»? «Il titolo l'ho scelto anche per rendere omaggio a Federico Fellini, che mi ripeteva spesso questa frase. Ma, paradossalmente, quelle parole contengono una verità che mi appartiene molto. Per intenderne bene il senso, il modo migliore è venire sabato sera al Trianon, dove il tema sarà ampiamente sviluppato».


Una risposta nel suo stile. Per il regista riminese la musica era pericolosa perché incontrollabile. E per lui Nicola Piovani scrisse le musiche degli ultimi film, come «Ginger e Fred» e «La voce della luna». Il compositore, pianista e direttore d'orchestra romano (classe 1946) vanta una carriera illustre, che annovera collaborazioni, tra gli altri, con Morricone, Hatzidakis, Alfredo Arias, De André, Monicelli, Tornatore, Moretti, Luigi Magni, Carlo Cecchi, Luca De Filippo, fino all'Oscar nel '99 per le musiche della «Vita è bella» di Benigni. Sabato sera Piovani sarà a Napoli, per riaprire un altro teatro, il Trianon diretto da Marisa Laurito. Il suo concerto ripercorrerà in parole, musiche e immagini, secondo le forme del teatro musicale elaborato nel lungo sodalizio con Cerami, alcuni momenti significativi di una carriera intensa e prestigiosa, tra brani teatralmente inediti e nuovi arrangiamenti di testi noti.


«La musica è pericolosa»: maestro, il titolo del concerto è mutuato da quello che lei dette al suo libro. Quante di quelle pagine sono confluite nello spettacolo?
«Appena dopo la pubblicazione, mi telefonò il regista Francesco Rosi per dirmi che si era molto appassionato alla lettura, ma che per goderla a pieno sarebbe stata una buona idea allegare un cd, per integrare la lettura con l'ascolto dei brani citati. Editorialmente la proposta era impraticabile, per via dei numerosi copyright necessari, ma bastò ad accendere in me l'idea di realizzare uno spettacolo, a teatro, in cui alle parole seguisse l'esecuzione dei brani».


Quali video ha scelto e perché?
«I video, in realtà, sono fotogrammi fissi, con immagini legate al brano che eseguiremo, e con disegni che gli amici Luzzati e Manara hanno dedicato alle mie musiche nel corso degli anni».


Nel solco del sodalizio con Cerami, i suoi concerti fondono parole e musica, testimonianze di vita e di partitura. Stavolta, che cosa racconterà di sé? Quali personaggi incontrati l'hanno più colpita?
«Sono tanti: da Fellini a Monicelli, da Benigni a De André, da Bellocchio a Mastroianni Ma senza un criterio né cronologico né tematico, semplicemente seguendo il filo di un discorso strettamente teatrale».


Franco Battiato ci ha lasciati la settimana scorsa. Quale ricorda ne serba?
«Sulla sua stupefacente arte è stato detto moltissimo nei giorni passati, e non mi sento di aggiungere altro. Ma ho un ricordo, indimenticabile: era il Capodanno di un bel po' di anni fa e lo festeggiammo nella sua bella casa di Milo. Alla cena c'era un'amica, sua e mia, che sapevamo essere molto ammalata. Battiato, chiamandomi in disparte, mi propose di dedicarle una canzone che lei amava molto: Era de maggio. La suonammo e la cantammo insieme per lei. Immagini il mio sentimento in quei momenti!».


Il suo ritorno a Napoli coincide con la riapertura del Trianon, il teatro intitolato alla canzone napoletana. Dunque, il suo arrivo sarà doppiamente beneaugurante. Qual è il suo rapporto con la melodia classica partenopea?


«L'appuntamento di sabato coincide non soltanto con la riapertura del Trianon, ma anche con il ritorno ai concerti dal vivo per me e per il mio gruppo, composto da favolosi musicisti, che collaborano con me da anni: Ivan Gambini, a batteria e percussioni; Marina Cesàri, a sax e clarinetto; Pasquale Filastò a violoncello e chitarra; Marco Loddo al contrabbasso; e il nuovo entrato Sergio Colicchio a tastiere e fisarmonica. E, a questo punto, la domanda - retorica - è: quale città migliore per ripartire se non Napoli? Chi mi conosce, sa bene l'amore che ho per la sua tradizione musicale: perciò, in scaletta le dedicherò un piccolo omaggio, e inserirò anche un brano che tratta della nascita di Partenope. La melodia del Vesuvio è un patrimonio immortale, che appartiene all'umanità intera». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino