Nirvana, cade l'accusa di pornografia infantile per la cover di Nevermind. Il giudice: «Il ragazzo ha aspettato troppo»

Il bambino della foto è Spencer Elden e 10 anni fa aveva denunciato la band, accusandola di aver sfruttato commercialmente un'immagine di pornografia infantile

Nirvana vincono la causa per la cover di Nevermind. Il giudice: «Non è pornografia infantile, il ragazzo ha aspettato troppo»
Lo scatto è uno dei più iconici della storia del rock, ma non tutti sanno che è costato alla band anni di diatriba legale con l'accusa di aver sfruttato...

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Lo scatto è uno dei più iconici della storia del rock, ma non tutti sanno che è costato alla band anni di diatriba legale con l'accusa di aver sfruttato senza consenso . Una causa che ora finalmente si è chiusa dando ragione al gruppo. Stiamo parlando di "Nevermind" uno dei più celebri album del gruppo rock Nirvana, che mostra in copertina un neonato che insegue un dollaro nuotando all'interno della piscina.

La band denunciata per pornografia infantile 

Il bambino della foto è Spencer Elden, e circa 10 anni fa ha denunciato la band, accusando il gruppo di aver sfruttato commercialmente un'immagine di pornografia infantile. È iniziata così una lunga causa legale, in cui il giovane ha chiesto un risarcimento per i danni subiti alla band, raccontando che la foto è stata fonte di «un disagio emotivo estremo e permanente con manifestazioni fisiche». Cosa che nel tempo lo ha portato oltre alla perdita di istruzione e salario anche del «godimento della vita».

Non la pensano così Courtney Love, vedova e erede di Kurt Cobain (leader della band) e il fotografo Kirk Weddle, autore dello scatto, che invece affermano che il ragazzo «ha trascorso tre decenni a trarre profitto dalla sua celebrità con lo scatto ribattezzato Nirvana Baby».

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Le motiviazioni di Spencer però non hanno convinto nenache il magistrato. Lo scorso 3 settembre il giudice distrettuale di Los Angeles, Fernando Olguin ha affermato che l'uomo ha aspettato troppo a lungo per accusare la band. Dopo vari ricorsi, questa è la sentenza di terzo grado e dunque definitiva: Spencer non potrà più rivolgersi al giudice per chiedere risarcimenti.   

 

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Il Mattino