Paolo Sorrentino, «Parthenope» a Cannes: «Napoli, la libertà e gli imprevedibili volti dell’amore»

In concorso anche «Marcello mio», che Christophe Honoré ha dedicato a Mastroianni nel centenario della sua nascita

Paolo Sorrentino
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Con un film su una donna con il nome di sirena, Parthenope, e su una città che l’accoglie e la rappresenta; con «un’epica del femminile senza eroismi, ma abitata dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore» Paolo Sorrentino rappresenterà l’Italia al prossimo Festival di Cannes (14-25 maggio). Sarà il nostro unico titolo in gara, ma con la forza dell’evento. Attesissimo e avvolto, come sempre, da un alone di mistero.

Per il delegato generale Thierry Frémaux, che ha presentato ieri a Parigi la selezione ufficiale, tra i suoi tanti aspetti «Parthenope» è anche il modo «di raccontare una città dalla grande forza visiva in cui l’alto e il basso convivono fianco a fianco». E qualcosa della trama che si intuisce ricca e avvolgente fa distillare lo stesso Sorrentino in una prima nota sul film che, spiega, è «il lungo viaggio della vita di Parthenope, dal 1950, quando nasce, fino a oggi». È probabile, allora, che quest’«epica del femminile senza eroismi», perché la vita vera è così, s’incroci e diventi tutt’uno con il racconto di Napoli, «vicina e lontana», Napoli, città indefinibile «che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male». Una città generatrice dei vari volti dell’amore: «I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare. La perfetta estate di Capri, da ragazzi, avvolta nella spensieratezza. E l’agguato della fine. Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità». 

La bellezza, la gioventù, i dolori e le disillusioni. Il mare. Ma il viaggio di Parthenope, commenta ancora il regista, è attraversato anche da altro, ovvero dai napoletani, «vissuti osservati, amati, uomini e donne, disillusi e vitali», con «le loro derive malinconiche, le ironie tragiche, gli occhi un po’ avviliti, le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto che inciampa e cade in una via del centro». Nella prima foto rilasciata ieri lo splendore di Capri, con i suoi Faraglioni, fa da sfondo a un gioco di sguardi inconsapevole tra una donna e una ragazza che le volge le spalle, e chissà che quello sguardo affilato sulla nuca della più giovane non alluda alla malinconia del tempo che passa, perché - sottolinea ancora Sorrentino - «sa essere lunghissima al vita, memorabile o ordinaria». E lo scorrere del tempo «regala tutto il repertorio dei sentimenti». 

Girato tra Napoli e Capri l’estate scorsa, scritto dallo stesso regista, il film è il prodotto da The Apartment del gruppo Fremantle, Anthony Vaccarello per Saint Laurent, Paolo Sorrentino per Numero 10 e Pathé. Nel cast, con Celeste Dalla Porta al debutto, Gary Oldman, Luisa Ranieri, Stefania Sandrelli, Silvio Orlando, Isabella Ferrari, Nello Mascia, Peppe Lanzetta, Biagio Izzo e Lorenzo Gleijeses. Il regista torna sulla Croisette a nove anni da «Youth» ed è un beniamino di Cannes, dove è stato anche giurato, e protagonista a vario titolo ben sei volte. Nel 2008 vinse il Premio della Giuria con «Il Divo» e nel 2013 portò al Festival «La grande bellezza» che poi avrebbe trionfato all’Oscar. 

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Il Mattino