I King Crimson a Pompei Patti Smith a Napoli e Caserta

King Crimson
Uno slogan fatto realtà. Non si è ancora spento il clamore di Pompei@Madre , con la promessa di completare il cortocircuito «portando ora l'arte...

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Uno slogan fatto realtà. Non si è ancora spento il clamore di Pompei@Madre , con la promessa di completare il cortocircuito «portando ora l'arte contemporanea negli scavi» come richiesto dal ministro Franceschini, che Mimmo D'Alessandro e Adolfo Galli annunciano due concerti dei King Crimson nel Teatro Grande, raccogliendo quanto seminato due anni fa con David Gilmour, un evento diventato anche un docufilm, e Elton John. Puro art rock, pura arte contemporanea, quella del gruppo progressive rock che mai si è rintanato nella nostalgia, tanto che anche questo tour «Uncertain times» promette «tre ore serrate» di «materiali da tutti i periodi della storia della band, incluse sei tracce storiche» che il gruppo non ha mai suonato dal vivo prima: «La musica è nuova in qualsiasi momento sia stata scritta», ricorda Robert Fripp che guida lo storico ensemble di «Starless», «Epitaph», «Moonchild» e «21st century schizoid man», che dopo mille rimaneggiamenti di formazione oggi vede al suo fianco i tre batteristi Pat Mastelotto, Gavin Harrison e Jeremy Stacey, il poli-strumentista Bill Rieflin alle tastiere, il chitarrista e vocalist Jakko Jakszyk, il bassista e membro di lungo corso Tony Levin e il sassofonista e flautista Mel Collins, pilastro dei King Crimson nel periodo 1970-2 e collaboratore del Pino Daniele di «Musicante», «Bonne soirée» e «Boogie boogie man». Un «doppio quartetto» che il guru Fripp promette farà «probabilmente più baccano di sempre». Si comincia il 19 e 20 luglio al Teatro Grande di Pompei, appunto, si continua il 22 e 23 nella cavea dell'auditorium Parco della musica di Roma il 22 e 23 3 il 25 al «Lucca summer festival» in piazza Napoleone, si chiude il 27 e 28 luglio alla Fenice di Venezia. Biglietti in vendita dal 30 novembre.


«Sono felice di poter riprendere il discorso iniziato con Gilmour, credo in Osanna e credo nella possibilità di riportare la mia terra nel grande circuito rock, moltiplicando l'effetto per la musica per la grande bellezza dei luoghi», si accolara Mimmo D'Alessandro, uno dei grandi manager del rock in Italia, partito dalla natia Somma Vesuviana per far base in Versilia: l'ultimo suo colpo sono stati i Rolling Stones a Lucca :«La prima dei King Crimson è un bel punto di partenza, ma mi piacerebbe fare ancora altro, quest'estate o la prossima, verrò presto per un incontro ufficiale, ma mi piacerebbe poter pensare anche a veri eventi nella Reggia di Caserta o in altri luoghi dal fascino davvero speciale, così speciale da far gola agli artisti più grandi del mondo. C'è un nuovo Grand Tour da sollecitare, una nuova Campania Felix da mostrare al mondo».

«L'arte è sempre contemporanea»: lo slogan con cui Francescini, Osanna e Viliani hanni lanciato la «mostra più bella dell'anno» al Madre, mash up di arte classica e conteporanea, di rovine classiche e lacerti postmoderni, funziona benissimo con il Re Cremisi al Teatro Grande, ma anche con il più vicino ritorno di Patti Smith in Campania: la rockeuse aprirà il suo tour il 12 dicembre a Napoli, nel chiostro di Santa Caterina a Formiello, a Porta Capuana, per bissare due giorni dopo nel duomo di Casertavecchia. Accompagnata dalla figlia Jesse al pianoforte, la poetessa-fotografa-cantante torna in città su invito della Fondazione Made in Cloister, in linea, anche qua, con l'idea che un chiostro del Trecento possa splendere di qualcosa di nuovo, anzi di antico, se, dopo essere stato restaurato e rifunzionalizzato, aperto ai linguaggi dell'oggi: Laurie Anderson, Tadashi Kawamata, Chrysta Bell, ora la donna di «Pissing in river».


La Fondazione è nata per promuovere e favorire, attraverso un programma culturale ed artistico internazionale, il processo di rinnovamento e rigenerazione urbana dell’area di Porta Capuana, uno dei quartieri più interessanti ed anche più abbandonati del Centro Storico di Napoli. Patti Smith quindi ne è diventata una sostenitrice sincera, Insieme a tanti altri artisti come Franz West, Jimmie Durham, Mimmo Paladino, Julian Schnabel, Francesco Clemente, Mariathereza Alves, etc. Ricordo benissimo che venne a visitare il Chiostro quando era tutto ancora un cantiere e mi disse : l’acustica è perfetta. Dobbiamo farci qualcosa !. E così, appena si è creata l’occasione, abbiamo pensato a questo evento che rimarrà nei cuori e nelle menti di coloro che vi assisteranno, così come accadde 15 anni fa nella Chiesa di San Severo al Pendino quando facemmo il primo concerto europeo di Antony and The Johnsons per soli 300 invitati.” Leggi l'articolo completo su
Il Mattino