Premio Tenco, l'ultima trincea: «Non c'è più spazio per i cantautori»

Tra i vincitori Vinicio Capossela, Niccolo Fabi, Alice, Francesco Guccini e gli Almamegretta

Premio Tenco agli Almamegretta
Come sempre, venire al Premio Tenco vuol dire tastare il polso allo stato di salute della canzone d'autore, qualsiasi cosa l'espressione voglia dire ancora. L'anno...

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Come sempre, venire al Premio Tenco vuol dire tastare il polso allo stato di salute della canzone d'autore, qualsiasi cosa l'espressione voglia dire ancora. L'anno scorso le Targhe Tenco a Marracash, Elisa, A67, Simona Molinari, Ditonellapiaga fecero scrivere di un rinnovamento/sconvolgimento, di un'apertura al mondo del rap già peraltro in atto da qualche tempo. Quest'anno il responso dei critici votanti ha scelto Vinicio Capossela (miglior album, «Tredici canzoni urgenti»), Niccolo Fabi (miglior canzone, «Andare oltre»), Alice (tra gli interpreti, per «Eri con me», ex aequo con l'assente giustificato Francesco Guccini di «Canzoni da intorto»), gli Almamegretta (sul fronte del dialetto per «Senghe»). E subito, a Sanremo si parla di edizione (neo)classica, di mancanza di novità, di crisi, ormai endemica, del formato cantautorale. Peccato che, anche dal vivo nella prima delle tre serate al teatro di Ariston di stasera che si chiuderanno con l'attesa esibizione del guru tropicalista brasiliano Tom Zè, nulla di «tradizionalmente cantautorale» ci sia in «Spira», l'opera della sarda Daniela Pes con i suoi vocalismi e la sua elettronica.

Comunque, la domanda, alla fine, diventa quella: come sta la canzone d'autore italiana nel 2023? «Perplessa e attonita», commenta Eugenio Finardi, Premio Tenco 2023 con Carmen Consoli e Ron (più, come operatore culturale, Renzo Arbore, anche lui assente giustificato): «Tanti grandi hanno lasciato assenze che pesano, da Dalla a Daniele, da Gaber a De André. I sopravvissuti, grandi o piccoli che siano, hanno una certa età e i ragazzi preferiscono altri suoni, altri linguaggi. Però ci sono ancora, e, a dare retta non solo al Tenco, incuriosiscono anche i giovani, che tengono vivo il rock con i Maneskin».

I grandi assenti al Tenco cantano ancora: Elisa celebra il «suo» Franco Battiato, Paolo Jannacci papà Enzo (riletto con originalità anche dagli Almamegretta), a Ron tocca la sigla della serata iniziale, «Lontano, lontano» quasi a ribadire l'origine di tutto, ma anche l'inevitabile omaggio a Lucio Dalla di «Piazza grande». Per poi riflettere: «I giovani hanno altri gusti, ed è normale, ma noi ci siamo ancora e le radio non ci passano più, e quando lo fanno trasmettono solo i nostri vecchi successi, difficile far ascoltare i brani nuovi».

Carmen Consoli riflette sulla questione di genere, sul primato delle cantanti sulle cantautrici: «Resiste l'idea frenante per cui la donna deve assolvere a un compito più estetico come quello, peraltro bellissimo e difficilissimo, di interprete. L'autore ha qualcosa dentro e quel che tira fuori può essere poi ancor più valorizzato da un interprete, basti pensare a Mina. Il pensiero espresso da una donna è, in generale e non solo nella musica, un tema che in Italia resta ancora in discussione». La cantantessa chiede notizie di Caterina Valente, oggi novantaduenne, chiede come fare a mettersi in contatto con lei, e si trova evidentemente a suo agio tra i carbonari della canzone d'autore, qualsiasi cosa significhi ancora oggi: «Ho un fortissimo legame con tutto quello che rappresenta una rassegna come il Premio Tenco. Ho portato con me mio figlio Carlo per festeggiare questo momento. Vengo da una famiglia nella quale si ascoltavano in continuazione Bruno Martino e Guccini. Siamo cresciuti con il mito del Tenco e di Luigi Tenco. Mio padre, bravo musicista, sarebbe orgoglioso di me». 

Poi Carmencità pensa alla performance acustica preparata per la seconda serata della rassegna: «Mi piace l'idea di propormi nuda al pubblico dell'Ariston, nuda artisticamente intendo... anche perché non credo che se mi spogliassi venderei più copie dei miei dischi». E la stoccata a Elodie, ad Annalisa, alle interpreti che, però, tecnicamente sarebbero anche cantautrici, è servita. 

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Il Mattino