Se Randy Newman canta Putin e il pene di Trump

Randy Newman
Da noi i più conoscono Randy Newman solo per gli Oscar vinti per le canzoni dei cartoon Pixar (nel 2002, per «If I didn’t have you» in «Monsters...

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Da noi i più conoscono Randy Newman solo per gli Oscar vinti per le canzoni dei cartoon Pixar (nel 2002, per «If I didn’t have you» in «Monsters & Co.», nel 2011 per «We belong together» in «Toy story 3»), ma «Dark matter», appena uscito per la Nonesuch, lo conferma come uno dei più grandi cantanarratori d’America, capace di adottare qualsiasi punto di vista, anche il più assurdo e/o detestabile, per mettere in musica - e che musica - personaggi degni di questo nome. Prendiamo, ad esempio, gli otto minuti, anzi quasi nove, iniziali di «The great debate», pastiche degno del Frank Zappa più lucido e feroce: il grande dibattito del titolo contrappone scienziati e credenti su temi come l’evoluzione o il clima, cambiando linguaggio e sound a secondo dell’intervento del momento. Una piccola grande commedia in musica, una sorta di radiodramma posto a inizio disco quasi come un suicidio commerciale, ma cosa vuoi che importino le classifiche al settantreenne autore di «I love L.A.», «Short people», «I think it’s going to rain today», «Sail away», «Political science»....

Eccolo, allora, in «Brothers» far discutere i fratelli Kennedy dell’invasione della Baia dei Porci e rendere omaggio a Celia Cruz, eccolo sfottere - ma sarà il «suo» punto di vista o «solo» quello della canzone? - «Putin» dopo aver rinunciato a mettere in scaletta anche il pezzo che aveva dedicato al pene - si avete letto bene - di Trump: «Qualcuno recentemente ha detto che il presidente sembra uno dei personaggi delle mie canzoni, ed ha ragione», ha confessato divertito lui a «Mojo». Empatia e vicinanza si può avvertire in «Sonny Boy», sulla breve e complicata vita di Sonny Boy Williamson, bluesman degli anni Quaranta la cui identità fu poi rubata da un altro artista. E nelle brevi storie familiari di «Lost without you» e «Wandering boy». Altrove spunta il suo stile satirico alla californiana, il suo tocco da pianoman che per una battuta venderebbe i tasti bianchi ed anche quelli neri. Tanto poi glieli ricompreremmo noi.
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Il Mattino