Doveva essere una ripresa, per quanto in un teatro prestigioso come l'Augusteo e in un periodo prestigioso (e ricco), come quello delle feste di Natale. Ma Sal Da Vinci ha la...
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«Confermata la regia di Alessandro Siani e la scenografia che guarda agli universi onirici di Tim Burton con la fabbrica dei sogni a contenere le mie melodie, i miei musicisti, il mio corpo di ballo e il mio viaggio in un'Italia senza pregiudizi, avrò in scena due nuovi compagni, come Ernesto Lama e la bella Gaia Bassi, che fu già accanto a me in una delle edizioni di C'era una volta...Scugnizzi», racconta Sal: «Ho tolto qualche pezzo per inserirne qualcuno senza allungare troppo lo spettacolo. Una è Eternamente nuje, inedito che ho scritto con D'Angelo ed ho appena fatto uscire in rete: non sono un tipo da social network, ma il testo di Nino e la mia melodia sembrano aver fatto centro, visto il numero delle visualizzazioni. Forse è merito della canzone, forse della voglia di tenerezza e di sentimenti che il brano solletica. Parla di un amore eterno, ho pensato a mio padre e mia madre, anche Nino aveva in mente qualcosa di simile. Ci sono canzoni napoletane che si impongono dal basso, senza spinte mediatiche: è successo con il capolavoro di Bruni e Palomba, arrivando fino alla Abbracciame di Andre Sannino, chissà di non poter allungare l'elenco».
Sul palco ci sarà anche Da Vinci junior, che stasera cercherà di non avere la testa altrove: «Il debutto coincide con le ultime due puntate di Gomorra 3 - La serie in cui recito nei panni di uno dei Talebani di Sangueblù, a teatro sappiamo come andrà a finire, con il bis, mentre sullo schermo... Com'è andata sul set? C'era un'atmosfera che rendeva facile fare il cattivissimo anche a un attore di scarsa esperienza come me». Nessuna speranza di fargli spoilerare qualcosa, non serve nemmeno provare a chiedergli se ci sarà nella quarta tranche annunciata da Salvatore Esposito: «Io so che cosa succede ma non ho visto niente, credo che nel pomeriggio mi chiuderò da qualche parte per spararmi i due episodi». Un'altra delle canzoni inserite nello spettacolo è «Via da noi», da poco lanciata dal ragazzo: «È difficile per un giovane farsi largo senza appartenere all'esercito della trap dilagante, ma io sono stato svezzato dalle melodie veraci di nonno Mario, dalla teatralità di papà Sal, dall'esperienza di zio Gino. Voglio anche io, come tutti loro, arrivare dritto al cuore e far commuovere chi mi ascolta, anche se sono immerso nella modernità. Ho scritto la canzone, in italiano, con Luca Sala e Remo Elia, mio padre ci ha messo il suo zampino». Nessun problema a continuare la famiglia d'arte? «Io ho iniziato quando avevo 7 anni, quando ho visto mio figlio recitare nella serie tratta da Saviano mi è venuto un colpo, ma avrà tempo per ruoli meno negativi. Io ho fatto la gavetta in famiglia, lui a metà», dice il genitore. «È duro essere all'altezza del nostro cognome d'arte, che io porto con orgoglio totale, ma ho la testa dura, insisterò», assicura Francesco, pronto a far diventare Sal nonno. Poi di corsa tutti e due sul palco, inizia la prova generale della nuova edizione di «Italiano di Napoli».
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Il Mattino