Quando le cose vanno bene, e la prima serata di Sanremo è andata benissimo sul fronte degli ascolti, è facile mettere a punto la macchina. Amadeus riconquista la...
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Nulla di trascendentale, ma le gag impaginano una gara non esaltante. La scaletta è interminabile, ma capace, almeno stando ai dati della prima serata, di tenere insieme i giovani, a cui offre un cast ringiovanito davvero, e il pubblico più maturo, zoccolo duro tradizionale di Raiuno, magari attratto dalle presenze seniores fuori gara. Vuoi mettere il karaoke a casa con i Ricchi e Poveri che tirano fuori dal baule degli evergreen «La prima cosa bella», «Che sarà» (e Fiore prova ad insinuarsi tra di loro»), «Sarà perché ti amo» e «Mamma Maria»? Vuoi mettere Massimo Ranieri che duetta con Tiziano Ferro («senza questa tua canzone non sarei qui») «Perdere l'amore», canzone vincente del 1988 e seconda per notorietà nella storia del Festival solo a «Nel blu dipinto di blu»? La coppia funziona alla grande: «Te permetto e me chiama' papà», dice Massimo alla fine, e Tiziano ne approfitta invitandolo al San Paolo il 24 giugno, moltiplicando il richiamo dell'evento napoletano.
Certo, i presunti campioni in gara finiscono per fare da contorno alla telemaratona, però godono di una platea sterminata, poi ogni tanto, se non funziona la canzone, ci pensa qualche trovata. Elettra Lamborghini torna a twerkare, a scuotere il suo famoso lato B, altro che «Musica (e il resto scompare)». Pelù rispolverà la grinta da rocker della vecchia guardia nonostante la canzone, Tosca dà lezioni di classe, Rancore rappa con ardore, come Junior Cally, che affronta la prova del nove del pubblico dell'Ariston e della giuria demoscopica, martellata da una campagna che invitava a boicottarlo in ogni modo possibile.
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Nella narrazione «inclusiva» e buonista adottata c'è spazio per il ricordo di Fabrizio Frizzi nel giorno del suo sessantaduesimo compleanno, per Emma D'Aquino e Laura Chimenti che mostrano un volto più intimo e privato rispetto a quello da giornaliste del Tg1, per la storia di Paolo Palumbo, il ventiduenne affetto di Sla che si era iscritto tra i Giovani di Sanremo e si ritrova superospite. Ranieri canta anche un inedito «Mia ragione», Gigi D'Alessio festeggia i vent'anni di «Non dirgli mai» dentro e fuori dal palco dell'Ariston, intrattenendo anche la platea di piazza Marconi. Zucchero insegue l'antica libidine che salvava dall'Azione cattolica. Sabrina Salerno scollata come quando era un manifesto nelle camerette di tutti gli adolescenti italiani si scatena con «Boys boys boys». Romina e Al Bano sono andati via, in playback peraltro, ma la nostalgia canaglia no, che si tratti di Nilla Pizzi o degli anni Ottanta, tutto fa brodo per unire le generazioni davanti allo schermo.
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E stasera, con le cover di brani che hanno fatto la storia del Festival, arriva Benigni, sembra con un intervento di 40 minuti, rigidamente top secret l'argomento. Ma anche Georgina Rodriguez: con o senza Ronaldo in platea? Di campioni dello sport, comunque, ne abbiamo già visto uno, il tennista Nole Djokovic, Fiorello gli ha fatto intonare «Terra promessa» ed ha palleggiato con lui, Peccato solo che si vada lunghi, lunghissimi, si releghi le canzoni a contorno dello show. Tra i Giovani Fasma e Marco Sentieri, da Casal di Principe, si aggiungono a Leo Gasmann e Tecla Insolia, che domani si giocheranno la finale. La classifica dei big, ancora una volta sorprendente, arriva a notte fonda, anzi fondissima. Perché Sanremo e Sanremo, festival televisivo prima che canoro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino