Il diario sanremese di Maldestro: «Io & D'Alessio, la musica non ha barriere»

Il diario sanremese di Maldestro: «Io & D'Alessio, la musica non ha barriere»
Vorrei raccontarvi una storia...  Qualche settimana fa, Gigi D'Alessio, in un’intervista, discutendo di...

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Vorrei raccontarvi una storia... 


Qualche settimana fa, Gigi D'Alessio, in un’intervista, discutendo di Sanremo, ebbe parole di stima nei miei confronti. Mi portarono il giornale. Fu una bella sorpresa, così, decisi di scrivergli, di ringraziarlo. Lui mi chiamò. A me venne l’idea di intervistarlo. Il giovane che va dal big a chiedere consigli. Lui accettò. Poi l’incontro.

Dentro di noi c’è un uomo, piccolo, molto piccolo, con la faccia corrucciata, il dito puntato, gli occhi rabbiosi e una bocca sinistra. E’ dentro di noi, in ognuno di noi. Cacciarlo via è molto difficile, non bastano le pedate, gli spintoni, i vaffanculo. Bisognerebbe fare qualcosa di molto più grande, ma lui è piccolo, veloce, conosce sempre la via di fuga. Quell’uomo, piccolo, ha bisogno di mettere delle etichette, sempre. Quando si è “personaggi” pubblici, è normale che alla tua faccia venga attaccata un’etichetta, è il gioco della popolarità. E allora a me oggi, va di parlarvi di un’altra cosa, che vive laggiù, sempre dentro di noi, lontano da quell’uomo piccolo.

C’è una parola che amo: sentire. Poter poggiare le orecchie sulla bocca di qualcuno, sentire tutto quello che viene fuori, percepire le vibrazioni, i dolori, le gioie e crescere di un centimetro in più. Ieri ho suonato alla sua porta, lui mi ha aperto, ci siamo abbracciati e conosciuti. Poi sono passate delle ore, non ricordo quante, ma in quelle ore si è parlato di molte cose. Gigi mi ha fatto ascoltare qualcosa del suo nuovo disco, sulla sua faccia si percepiva la meraviglia dei bambini, mi guardava come se io dovessi dargli un lasciapassare, un segnale che gli facesse capire che quello che stava facendo era “okay”, un buon lavoro, come se fossi stato io ad aver venduto venti milioni di dischi, non lui. Io sono un pivello, ho appena messo la testa fuori al sacco e ne devo mangiare di polvere e ho ancora tutto da imparare. Ma la musica qui non c’entra, non c’entrano gli applausi, i premi, le medaglie, i palchi grandi, i successi, i fallimenti. No, questa roba è lontana miglia da quello che ho sentito io. Gigi è un uomo, vero, fatto di sentimenti semplici, di umanità sensibile, i suoi occhi sono abitati, c’è vita lì dentro, molta vita, che inevitabilmente ti arriva addosso. Se solo ci fermassimo a volte, un minuto prima, se solo avessimo la calma nell’amina, il fiuto della bellezza. Se provassimo ad accogliere e reggere, senza farsi fottere da quell’uomo piccolo. Se riuscissimo a conoscere bene la storia di ognuno, senza sentenziare, questo sarebbe un mondo meno discutibile. Probabilmente ad alcuni miei fans D’Alessio non andrà giù, come ad alcuni fans di Gigi non andrò giù io. Ma questa è un’altra storia, qui la musica è stata solo il tramite, il tram che mi ha portato a casa di Gigi.

L’uomo piccolo scalpita, vorrebbe dare un urlo, battere i pugni, essere contrariato. Lo sento, è lì, ma per una volta, facciamo finta, che si tratti della vostra vita. Quanto sarebbe bello incontrare qualcuno che vi riempisse il cuore di cose buone? Ecco, ieri per me è stato così.

La vita cerca sempre di stupirci, lasciamole fare il suo lavoro.

Vi abbraccio, forte.
#Maldestro Leggi l'articolo completo su
Il Mattino