Savastano, finto neomelò che ironizza sull'«indi»

Savastano, finto neomelò che ironizza sull'«indi»
Il fake è così credibile che tra gli addetti ai lavori c’è qualcuno che l’ha scambiato per «un cantante neomelodico vero, di quelli che...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il fake è così credibile che tra gli addetti ai lavori c’è qualcuno che l’ha scambiato per «un cantante neomelodico vero, di quelli che cantano le canzoni che noi critici musicali snob conosciamo solo per certe imitazioni televisive, imitazioni che, da snob, guardiamo anche con una certa sufficienza. Canzoni piuttosto tamarre, con video piuttosto tamarri, tutti gorgheggi, macchinone e camice sbottonate sul petto».

 


«È dal 2012 che con il regista Valerio Vestoso abbiamo creato il personaggio di Enzo Savastano per mettere in parodia una certa scena musicale che, per estrazione, conosciamo molto bene», racconta divertito Antonio De Luca, 29 anni, beneventano, fenomeno del momento con «Una canzone indie», pastiche neomelodico che irride una scena ben più «snob» e di moda, quella indie, appunto, anzi «indi», come canta Savastano/De Luca in un video «indissimo» anche per lo stile povero del girato. «Chiedo scusa se ho trovato un nuovo accordo/e per errore ho scritto un pezzo indi»: sin dall’incipit si sfotticchia la scena alternativa del momento, con tanto di citazioni esplicite («Pensare che era ieri che cantavi a squarciagola Tommy Riccio e mo’ ti senti l’indi. Eppure come padre, giuro, ce l’ho messa tutta/ ma aggia’ sape’ che figliema va pazz’ pe’ Calcutta/ Tua madre me l’ha detto che ogni volta che sto fuori/ ti chiudi dint’’a stanzetta coi dischi di Brunori»). «Indi» per lui vuol dire «sostituire le pianole con i sinti, levare tutti i cori finti», suonare in clubbini che sono stanzine, citare Bologna nei testi, vantarsi in pubblico dei premi vinti, farsi crescere un po’ di barba, «dire basta anche al sassofono di Lello, chitarra e pianoforte e attacca il ritornello». Un piccolo must in rete, postato e ripostato, likato e linkato: «Tutto è cominciato prima di “Gomorra”, l’alias è casuale, e oggi in giro anche dalle nostre parti ci sono forse più musicisti indie che neomelodici».


Tracce del suo gioco Savastano le aveva già lasciate in «Campomarino» e in «Reggae neomelodico»: il primo trashissimo brano da lido estivo, il secondo improbabile crossover tra il mondo del concertone del Primo Maggio e quello di Rosario Miraggio (Ok, la rima è giusta). Ma, a compulsare la rete anche in improbabili interviste, tutorial per aspiranti eredi di Gigi D’Alessio e biografie che lo vedono nato e diplomato al conservatorio (?) di Riviera del Garda, con un passato lirico senza però conoscere l’esistenza di Giuseppe Verdi. Di De Luca c’è traccia nei suoni balcanici e più «seri», ma mai seriosi, della Banda del Bukò, ensemble beneventano sponsorizzato anche da Luca Aquino. E ora, Enzo/Antonio? «Qualcuno nel mondo indie si è arrabbiato, qualcuno si è divertito, qualcuno ha scoperto Savastano prendendendolo per un vero cantante neomelodico, difficile capire dove potremmo andare a parare con Vestoso: siamo cani sciolti, senza nessuno alle spalle, sarebbe bello continuare, andare avanti, ma come?». Produttori cercansi, insomma, magari non quelli di «Made in Sud»: «Non mi piacciono e finora non si sono accorti di noi».
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino