Ultimo appuntamento tutto da ridere per la stagione 2015/16 del Teatro Sannazaro (Via Chiaia 157, Napoli) con “Le statue movibili”, riadattamento di un’antica...
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Un giovane di famiglia rustica, relativamente agiata, viene in città a cercarsi un altro destino, ma non riesce, per indolenza e lentezza, se non a indebitarsi col padrone di casa e a vivere di espedienti e di dolce far niente. “Le statue movibili” inizia con l'ingresso in scena di un signore, ricco e supponente proprietario di case, che viene a proporre al protagonista, Felice Sciosciammocca e al suo servo Pulcinella, di dargli in fitto gratuitamente per un po' di mesi un appartamento: con la presenza del giovane e del suo servo il signor proprietario vuole sfatare la leggenda che la casa sarebbe abitata da spiriti. Il testo de Le statue movibili (attribuito ad Antonio Petito) è uno dei tanti tasselli che hanno segnato il percorso della cosiddetta 'mutazione', ovvero l'inarrestabile processo che terminerà con Scarpetta e che vede la definitiva affermazione del 'Felice' a dispetto della storica maschera di Pulcinella, che per secoli aveva segnato le scene. La sensazione, in questo testo, è che siamo ancora in una fase interlocutoria di questo processo, Felice è un giovane scanzonato studente e Pulcinella ancora un servitore scaltro, capace di risolvere, con le sue trovate, le disgrazie a cui la miseria e la costante mancanza di denaro condanna i due. Lo spirito è quello allegro e vivace che regna nelle case degli studenti squattrinati, per i quali l'amore, il gioco, il divertimento e il mangiare a sbafo costituiscono le uniche preoccupazioni della giornata. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino