Serena Autieri: «Buon compleanno a Rugantino, il sold out continua»

Serena Autieri: «Buon compleanno a Rugantino, il sold out continua»
«È un periodo felice. Mi divido tra palcoscenico e studio tv. Maurizio de Giovanni sta scrivendo un testo teatrale per me, ma ho tanti altri progetti, di cui...

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«È un periodo felice. Mi divido tra palcoscenico e studio tv. Maurizio de Giovanni sta scrivendo un testo teatrale per me, ma ho tanti altri progetti, di cui purtroppo non posso ancora parlare». Intanto, su Raiuno, conduce «Dedicato», tra canzoni, amarcord, ospiti, libri. E in scena miete successi con «Rugantino».

Dopo i «tutto esaurito» nella sala in cui nacque, il Sistina di Roma, con nuove repliche aggiunte a maggio, lo spettacolo simbolo della commedia musicale italiana arriverà all'Augusteo, - il Sistina partenopeo - da domenica 3 aprile fino a quella successiva, tranne venerdì 8.

«Non vedo l'ora di tornare nella mia terra e di respirare la sua aria», dice lei, Serena Autieri, nel ruolo di quella Rosetta che ha avuto interpreti illustri come Lea Massari, Alida Chelli, Sabrina Ferilli. L'allestimento ricalca l'originale di Garinei e Giovannini: la regia di Garinei; le musiche (registrate) del maestro Trovajoli; i costumi, con un seducente accostamento dei colori e le scenografie di Giulio Coltellacci (tutte dipinte a mano e restaurate) sono quelli della prima edizione (1962), con la Massari, Nino Manfredi nel ruolo di Rugantino e Aldo Fabrizi nei panni del boia papalino Mastro Titta.

Serena, un allestimento filologico, dunque.
«Così ha voluto Massimo Romeo Piparo, direttore artistico del Sistina, per un omaggio agli artefici di un titolo che a dicembre compirà 60 anni. Anche l'imponenza è la stessa. In scena ci sono 40 artisti, 20 attori e 20 ballerini. In realtà, il debutto risale al 2018. L'anno successivo siamo stati fermati dal Covid. Alla ripresa, Enrico Montesano ci ha lasciati per altri impegni di lavoro ed è stato sostituito da Michele La Ginestra, già Rugantino con la Ferilli. Eusebia è Eddy Angelillo; Mastro Titta Massimo Wertmuller. Ma vorrei citare anche Giulio Farnese, Tonino Tosto, Monica Guazzini e Brunella Platania. Portare 40 persone su un palcoscenico, in questi tempi difficili, è una sfida coraggiosa. Ne diamo atto a Piparo con gioia e riconoscenza».

 

Quale è il segreto, secondo lei, di questa commedia musicale?
«La fusione ideale tra ingredienti diversi: innanzitutto, una scrittura magnifica, dove risate, emozioni, dramma sono già scritti in copione, a disposizione dell'attore che deve esprimerli; quindi, l'eccellenza delle musiche, firmate dal grande Armando Trovajoli. A ogni canzone, parte spontaneo l'applauso. E come non potrebbe ascoltando le note di Roma nun fa' la stupida stasera, È l'omo mio, o Ciumachella de Trastevere? Poi, la sapiente costruzione dei personaggi, tutti ben definiti; infine, la coralità. Ogni elemento contribuisce a regalare tre ore di bellezza, tradizione, cultura».

Chi è Rosetta?
«Una donna moderna e passionale, popolare ma naturalmente elegante; riottosa, piena di fuoco, pronta a dimostrare chi sia veramente; romanamente ironica. Indossarne l'anima per me è stata una sfida nella sfida, per renderne la personalità, cercando una mia interpretazione».

Quanto di lei ha messo nel personaggio?
«Sempre c'è molto di noi; impossibile una scissione totale. Rosetta non mi assomiglia quasi in nulla, ma mi accomunano a lei la forza, la determinazione, la libertà di pensiero e di azione, la voglia di inseguire un sogno, la volontà di credere nel sentimento senza svendersi. Purtroppo, il destino le è contro. Rugantino riconquista il suo amore, ma a costo della vita. Sono i finali prediletti da Gigi Magni: leggerezza, colori e finale tragico».

La lezione di Trovajoli?
«Ricordo certi nostri incontri, le sere in cui si sedeva al pianoforte e io accennavo le sue canzoni. Tra l'una e l'altra, mi raccontava tanti aneddoti e mi aiutava a crescere artisticamente. Mi diceva: Non ti accontentare mai, alza l'asticella e mettiti alla prova; ma abbi rispetto per le scelte che fai, per la musica, il teatro, e per il pubblico».

Napoli, infine...


«Ogni volta che torno, è una gioia. A teatro manco da prima che questo virus prendesse a tormentarci. Chiunque la visiti, si sente pervadere da una energia diversa. In lui si riaccende un mondo. Pensi come devo sentirmi io che a Napoli sono nata! Mi diceva Maurizio de Giovanni, mio ospite a Dedicato: togliermi Napoli è come... come dover rinunciare a un braccio, a una gamba. Al cuore». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino