OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Non, e non poteva esserlo, è «8 mile» questo «Famoso», docufilm di Pepsy Romanoff, alias Giuseppe Domingo Romano da Torre Annunziata, già regista di riferimento di Vasco Rossi, pronto per essere visto (in cinque lingue) su Amazon Prime. Non è «8 mile», ma come lo storico film di Curtis Hanson racconta la riscossa di un rapper venuto dal basso. Cinisello Balsamo al posto di Detroit, Sfera Ebbasta al posto di Eminem, lo stile narrativo del documentario al posto di quello di finzione.
Il (t)rapper dei record (oltre 1.5 miliardi di stream e quattro milioni di ascoltatori mensili su Spotify, oltre 550 milioni di visualizzazioni su Youtube, 87 dischi di platino) apre così la sua campagna per la conquista dell'America e, soprattutto, il lancio del suo nuovo album, stesso titolo. Anche perché la prima, ben poco semplice, è sullo sfondo, il secondo esce il 20 novembre e deve ribadire in un momento complesso come quello della pandemia lo status di un artista non solo «Famoso», ma gallina dalle uova d'oro. Il lancio dell'ambaradan, infatti, avviene con grande spolvero, anche se sulla piattaforma Zoom, come si usa di questi tempi. Lui non si presenta, mandando in avanscoperta il producer-fratello Charlie Charles, il regista Romanoff, il produttore Shablo, il manager Maurizio Salvadori...
«Famoso» è la storia, non poco agiografica, di Gionata Boschetti e Paolo Alberto Monachetti, alias Sfera Ebbasta e Charlie Charles, dai tavolini di un McDonald e le canne nello studietto di periferia a Los Angeles.
«Siamo sempre stati molto ambiziosi, anche quando tutto questo era un sogno», confessa Charlie Charles, «ci abbiamo messo determinazione per arrivare fin qui. E oggi il nostro progetto è internazionale». «Iniziamo con un primo passo verso il mondo latino», specifica Shablo, indicando la direzione. «A rompere le frontiere è stato Despacito», fa il punto il discografico Pesce, «da lì è partito tutto, persino il mercato inglese si è aperto alla nuova musica latina: è il discorso culturale che sta cambiando e noi proviamo a infilarci in questa corrente nuova. È una sfida senza aspettative obbligate». Quel che sembra più impressionante è che nessuno chieda a Sfera di rinunciare all'italiano, anzi, tutti sembrano voler vedere l'effetto che fa(rebbe) un «Famoso» rapper italiano sul mercato internazionale.
Sfera nel docufilm racconta di non essere mai entrato nel forum di Assago fino alla sera in cui vi suonò per la prima volta, poi mostra e rimostra quella notte che ha dato il via al suo sogno e annuncia la volontà di tornarci, con due concerti il 13 e il 14 settembre 2021, i biglietti sono in prevendita, anche se più di uno dubita che per quella data il fronte del palco avrà riaperto i battenti, le grandi agenzie internazionali sembrano decise ad aspettare il 2022.
Insomma, «Famoso» è un disco-film-progetto che o la va o la spacca: in «Abracadabra» troveremo Future, in «Macarena» Offset, Lil Mosey (in «Ganggang») oltre a J Balvin in «Baby» e i superdj Steve Aoki e Diplo, dei «feat» di casa nostra sopravvivono Guè Pequeno e Marracash (in «Tik tok»).
Leggi l'articolo completo suIl Mattino