Simona Molinari: il jazz è «Casa mia»

Simona Molinari
Neomamma, e se possibile forse anche per questo persino più bella del solito, Simona Molinari riparte dal jazz: «Casa mia» è il titolo programmatico dell’album della...

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Neomamma, e se possibile forse anche per questo persino più bella del solito, Simona Molinari riparte dal jazz: «Casa mia» è il titolo programmatico dell’album della cantante napoletana che torna alle origini misurandosi per la prima volta su disco con quegli standard con cui è cresciuta. «È la colonna sonora della mia vita, una raccolta delle canzoni che ho più amato scelte dai vinili di casa mia, una maniera per allontanarmi un attimo dal mondo del pop, ma nemmeno troppo», spiega lei, che al suo tono squillante ha aggiunto il richiamo della Mosca Jazz Band più quello della Roma Sinfonietta.

Il repertorio è di quello da far tremare i polsi, e basterebbe l’incipt di «A tisket a tasket», la filastrocca resa immortale da Ella Fitzgerald: «Nessun confronto impossibile, anche se ho raccontato la sua vita e cantato il suo canzoniere in teatro. Nessuna sfida all’Olimpo delle divine, il repertorio è jazzistico, non il mio canto o gli arrangiamenti. È un gioco in presa diretta, un’occasione per liberare la mia voce all’inseguimento di temi immortali». Il suono è analogico, ma ogni tanto, qualche tentazione «retromodernista» ricorda i centratissimi esperimenti della Molinari sul fronte dell’electroswing, da «Puttin’ on the ritz» a «Quizas quizas quisas»: «Ho pensato alla scaletta come a quella di uno show: nel jazz si rischia qualche volta di cantarsi addosso,a me piace ricordare che è nato per la danza, era ritmo, deve restare >pura comunicazione con il pubblico».
Crooner al femminile in «Smoke gets in your eyes», «Dream a little dream of me» e «Bewitched», che è facile immaginare cantate da lei un abito elegantissimo, scollatissimo e lungo, Simona accetta la sfida dello scat in «Mister Paganini», ma senza esagerare: «Tornare a casa per me significa anche interpretare queste canzoni con la certezza di aver trovato una mia voce: senza questa non avrei fatto altro che scimmiottare le grandi del passato».

Mettere da parte la cantautrice non le è pesato, ma ora l’attende il giudizio del pubblico dal vivo, compreso al più presto quello dei festival jazz, finora frequentati quasi da «intrusa» o quasi: «Il tour dovrebbe partire con un’anteprima il 18 dicembre nella mia L’Aquila, con la band e l’orchestra, per poi riprendere a marzo 2016, non sempre con formazione così allargata. Sarebbe bello, però, esibirmi in ogni città con le orchestre sinfoniche locali, patrimonio spesso trascurato che eccelle nei piccoli centri». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino