Da «Sapore di mare» a «Señorita», fenomenologia del tormentone dell'estate

Da «Sapore di mare» a «Señorita», fenomenologia del tormentone dell'estate
Il sapore di mare che trasuda dalle 408 pagine di Onda su onda, il volume con cui Enzo Gentile torna a raccontare la canzone da spiaggia e ombrellone, è quello un po'...

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Il sapore di mare che trasuda dalle 408 pagine di Onda su onda, il volume con cui Enzo Gentile torna a raccontare la canzone da spiaggia e ombrellone, è quello un po' amaro di cose perdute. E non tanto per nostalgia di Cantagiro, «Disco per l'estate» o Festivalbar, quanto per l'impatto odierno della hit balneare sulle nostre vite. «Oggi che il singolo non si vende quasi più, le canzoni passano in radio o finiscono in streaming sulle piattaforme e, quindi, vanno incontro ad una fruizione pure diversa rispetto a quella di un tempo», ammette l'autore, giornalista musicale di lungo corso e collaboratore di prestigio de «Il Mattino»: «Spesso sono pensate a tavolino e si sente, con la conseguenza che la loro vita è di qualche mese e non certo di decenni come accaduto a tanti grandi motivi del passato. Takagi & Ketra, tanto per fare un esempio, hanno cose nel cassetto non solo per questa estate, ma anche per la prossima. La canzone estiva, infatti, non nasce più da un sentore, ma spesso è figlia di considerazioni diverse e viene da rimpiangere Roma-Bangkok che sei anni fa è stata una novità, e ha funzionato a dovere, ma poi la sua formula è stata ripresa all'infinito. Prova ne sia che praticamente oggi Giusy Ferreri fa solo duetti». 

La conseguenza è una debolezza intrinseca che porta tante canzoni a perdersi. Anche se non mancano notevolissime eccezioni, ovvero canzoni costruite per cavalcare le classifiche dell'estate e poi rimaste nelle orecchie (e nel cuore) della gente. «È il caso di Mondo portata al successo della coppia Cesare Cremonini-Jovanotti, che dopo 11 anni è ancora lì, o di altri tormentoni venuti bene tipo Senza pagare di Fedez e J-Ax o della Non ti dico no di Loredana Bertè e Boomdabash», teorizza Gentile. I professionisti della canzone da juke-box e da lido ci sono sempre stati, ma un tempo il fenomeno non era così istituzionalizzato e pianificato: «Ho censito circa 500 pezzi e mi sono accorto che molti non furono concepiti mirando ad un obiettivi specifici. Basta pensare a Figli delle stelle di Sorrenti, a Gloria di Tozzi, a Sei nell'anima della Nannini, a Vamos alla playa dei Righeira, pezzo furbo, ma non pubblicato per marcare un terreno. L'omologazione spesso parte già dal titolo, col richiamo a quel mondo latino ed esotico che fa tanto estate, tipo la Señorita di Clementino e Nina Zilli firmata da un re dell'estate come Rocco Hunt. In quest'ottica mordi e fuggi difficile arrivino canzoni capaci di reggere la sfida del tempo come accaduto a Una rotonda sul mare di Fred Bongusto o, perché no, a Riccione di The Giornalisti che, comunque, dietro un'idea ce l'aveva». 

Gentile aveva già approcciato una quindicina di anni fa il mondo della canzone da mare con Legata ad un granello di sabbia, che qui aggiorna: «Quello era un libro di 190 pagine questo supera le 400, impreziosito da un centinaio di interventi di grandi protagonisti delle estati di ieri e di oggi come Rita Pavone, Edoardo Bennato, Bobby Solo, Umberto Tozzi, o quel Ligabue che racconta come nel 2005 vinse il Festivalbar con un brano tristissimo quale Happy hour trasformato dalle contingenze in tormentone estivo».

La prefazione è di Bisio (con postfazione di Vanzina): «Esattamente nell'estate di trent'anni fa Claudio si ritrovò primo in classifica con Rapput, scritto con Rocco Tanica», conclude Gentile. 

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Il Mattino