Tragedia del Melarancio, il docufilm di Miniero

Dal dramma il racconto della Napoli degli anni Ottanta

Tragedia del Melarancio, il docufilm di Miniero
Sono passati quarant'anni dalla tragedia del Melarancio e Luca Miniero, regista e sceneggiatore napoletano classe 1967, arrivato al successo nel 2010 con «Benvenuti al...

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Sono passati quarant'anni dalla tragedia del Melarancio e Luca Miniero, regista e sceneggiatore napoletano classe 1967, arrivato al successo nel 2010 con «Benvenuti al Sud», ha deciso di raccontarla in un documentario, «Dalla parte sbagliata», ma il titolo è ancora provvisorio.

Come il lettore meno giovane ricorderà bene, il 26 aprile 1983 undici studenti della scuola media Nicolardi, quartiere Arenella, persero la vita in un incidente stradale all'altezza della galleria del Melarancio, sull'autostrada A/1, nei pressi dell'uscita Firenze Certosa. Erano insieme ad altri 37 compagni e a 3 insegnanti sull'autobus che doveva portarli al lago di Garda in gita scolastica, per alcuni di loro era il primo viaggio fuori porta. Il processo, qualche condanna, i rimorsi, i rimpianti, l'immagine indeleble delle undici bare bianche nel silenzio dello stadio Collana: quel funerale straziante colpì l'Italia intera. Ma l'Italia dimentica facilmente.

Prodotto da Viola Film, il progetto è ancora in fase di lavorazione, ma nei progetti di Miniero dovrebbe essere presentato in anteprima nel giorno del quarantesimo anniversario dell'incidente, anche se non integralmente, prima di fare il suo corso nelle sale o sulle piattaforme.

Miniero, perché ha deciso di raccontare questa storia, scegliendo la strada del documentario?
«Faccio ancora fatica a parlarne, quella disgrazia tremenda mi coinvolse, anche se indirettamente. Non frequentavo quella scuola, perché andavo già al liceo, ma conoscevo i familiari e alcuni dei ragazzi che non ce l'hanno fatta. Ho avvertito il dolore sulla mia pelle e ho voluto ricordare questo incidente a quarant'anni di distanza, soffermandomi sulla tutela dell'infanzia, che in passato era molto più marginale rispetto ad oggi. Voglio raccontare anche la storia dei sopravvissuti, mostrare com'è la loro vita oggi e il senso di colpa che si portano dietro da quel fatidico giorno. Poi vorrei concentrarmi sull'incanto e sulla disperazione della Napoli di quegli anni, una città totalmente diversa da quella attuale. C'era un grande entusiasmo nei cittadini, morto quando è arrivato il terremoto. Farò parlare alcuni testimoni di quel tempo, di cui ancora non posso fare nomi».

Quindi non sarà un lavoro incentrato soltanto su quel dramma?
«Il documentario non parlerà solamente della tragedia, che rimarrà centrale lungo il racconto, ma avrà anche un punto di vista allargato sulla Napoli degli inizi dell'Ottanta. Quindi, oltre all'incidente del Melarancio dell'1983, partirà dal 1979 con l'epidemia, del terremoto del 1980, dell'omicidio del giornalista de Il Mattino Giancarlo Siani nell'1985 e dei mille morti di camorra che in quei sei anni si sono accumulati sulle strade della città. L'incidente rappresenta la metafora attraverso cui si può partire per guardare agli anni della fine dell'esperienza del primo sindaco di Napoli, Maurizio Valenzi».

Quella «Giunta» è appena stata raccontata da un altro documentario, di Alessandro Scippa. Come si svilupperà il suo docufilm?


«Si comporrà di due parti, una formata dai materiali d'archivio, raccolti negli anni, attraverso documenti e video di repertorio, come quelli dei funerali celebrati allo stadio del Vomero alla presenza di trentamila persone, e un'altra, invece, che non voglio ancora svelare del tutto, ma che riguarderà i sopravvissuti alla dolorosa tragedia che non ha segnato solo un quartiere, ma una città intera». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino