Sarà nei cinema italiani da giovedì 7 aprile e segnerà l'inizio ufficiale del progetto Cattleya Lab, il campus produttivo per nuovi talenti coordinato da...
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Anche Ross è soddisfatto del lavoro fatto sul personaggio: «Del quale m'è piaciuta soprattutto l'evoluzione dal punto di vista umano, da papà egocentrico e superficiale a uomo che, poi, riesce ad avvicinarsi davvero alla figlia e al mondo dei bambini».La coppia di ragazzini al centro del film, Ciro e Ludovica, appartiene a due Napoli diversissime tra loro: quella popolare della Sanità e l'altra alto-borghese di Posillipo. E «Troppo napoletano» (come il brano omonimo eseguito da Clementino sui titoli di coda) cerca, tra una risata e un sentimento puro, una possibile via per far incontrare entità tanto lontane. «In realtà, il messaggio del film sottolinea Ross è che esiste una sola Napoli, seppur divisa in quartieri molto diversi, con le loro tradizioni e spesso anche i propri santi. Nonostante queste differenze, però, la radice è unica e riunisce in sé le mille sfumature che fanno di Napoli una città unica al mondo». Gli fa eco anche lo storico sodale Gigi. «La storia del film è una bellissima metafora, che conclude il comico napoletano grazie alle superficiali differenze tra quel bambino e quella bambina mette in mostra le diversità che caratterizzano ciascuno di noi e che, ovviamente, sono presenti in ogni grande città. La speranza che il film fa propria, però, è che alla fine ci si riesca a incontrare puntando sugli elementi comuni». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino