Capossela alla ricerca dei Coppoloni perduti

Vinicio Capossela nel paese dei Coppolini. Federico Vacalebre racconta il film
L'ha presentato in anteprima al cinema Nuovo di Lioni, Coppolone tra i Coppoloni, ulteriore segno di appartenenza dello chansonnier-scrittore-paesologo al «pianeta» Calitri:...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'ha presentato in anteprima al cinema Nuovo di Lioni, Coppolone tra i Coppoloni, ulteriore segno di appartenenza dello chansonnier-scrittore-paesologo al «pianeta» Calitri: «Vinicio Capossela - Nel paese dei Coppoloni», nei cinema ancora solo oggi, non è un semplice omaggio del cantautore alle sue radici, una banale appendice del suo «Sponz fest» e delle celebrazioni per i primi 25 anni di carriera, ma molto di più. Una sorta di taccuino di un viaggio interiore: «Chi siete, a chi appartenete, cosa andate cercando», ripete il protagonista Vinicio come in un mantra rurale, attraversando panorami deserti degni di Wenders, vicoli dove non batte il sole e non pulsa più la vita, se non quando il profumo delle cannazze e delle braciole restituisce loro un’appartenenza rituale.

Le vie dei canti paterni portano Capossela tra memorie di sposalizi e di viandanti, di stazioni e di emigranti («ha unito la gente più la ferrovia che l’alfabeto»), di «mammenonne» e animali mitologici. Tra la Banda della Posta, il crooner tenorile Ciccillo Di Benedetto/Cicc Bennett, la colonna sonora è un’anticipazione dal suo prossimo, atteso, album, «Le canzoni della Cupa», quasi a continuare il percorso alla ricerca del tempo perduto iniziato con il romanzo che ha suggerito il titolo anche al docufilm diretto da Stefano Obino: tra cunti popolari calitrani ed echi dei maestri Matteo Salvatore e Otello Profazio, Capossela ridà voce e orgoglio a una terra senza voce e orgoglio, ridà senso a una terra ridotta senza senso dalla continua spoliazione: un vuoto, polemizza il più creativo dei cantautori italiani, che qualcuno vorrebbe riempire solo di pale eoliche, trivelle e discariche. Calitri diventa così il simbolo dell’Italia violentata e afona, Vinicio il suo ultimo cantore, aedo avremmo detto un tempo, possibile.

Diecimila circa i biglietti strappati nella prima giornata di programmazione, ieri: solo i film con DiCaprio, Zalone e Stallone hanno fatto meglio.
 

  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino