Tra i dodici finalisti dell'edizione più travagliata di «X Factor» Lodo si trova benissimo, scognomato tra gli scognomati. Anastasio, 21 anni da Meta di...
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Pronta alla pugna è anche l'altra campana del mucchietto selvaggetto, Naomi Rivieccio, 26 anni, soprano diplomata al conservatorio di Salerno, che gareggia sotto le insegne degli «Over» capitanati da Fedez: «La nostra categoria è, a detta, di tutti la più complessa. Siamo i più grandi per età, quindi abbiamo già una certa consapevolezza circa quello che desideriamo fare. Però tra noi c'è molta unità, ci supportiamo a vicenda e l'atmosfera che si è instaurata diventa un'esperienza importante per iniziare la gara vera e propria. Siamo pronti a fare scintille, ce la metteremo tutta».
Per i bookmaker, però, la squadra favorita è quella, femminile, di Manuel Agnelli, dato a 1,65, grazie soprattuto alla potentissima voce di Sherol Dos Santos (3,50 la sua quota). Anastasio è dato a 15, Naomi a 10.
Intanto gli occhi sono puntati su Lodo, Guenzi di cognome, voce dello Stato Sociale, chiamato a sostituire in extremis Asia Argento sul fronte dei gruppi: «Sinceramente non me l'aspettavo, ma quando è arrivata la proposta non ho avuto tanti dubbi. Io mi occuperò dei gruppi e Asia aveva già fatto un ottimo lavoro, le sue scelte sono condivisibili: i ragazzi selezionati sono i migliori e anche dal punto di vista umano ci siamo trovati benissimo. Spero di poter essere utile nel sostenerli e nell'aggiungere a loro un po' di conoscenza e fiducia nei propri mezzi». Reduce dal Premio Tenco e da quel teatro Ariston in cui con la sua band ha trionfato con «Una vita in vacanza», Lodo ha appena dedicato un fervorino non troppo tenero al vicepremier Matteo Salvini e signora, la sua militanza più che sinistroide troverà diritto di cittadinanza nel talent show? «Non c'è stato nessun patto o censura preventiva: d'altronde non ho mai fatto mistero di cosa penso io e il collettivo di cui faccio parte. Credo che sarebbe un errore, però, entrare in altri campi: correrei il rischio di oscurare i ragazzi delle band, virando su altri discorsi e non sarebbe corretto nei confronti loro e del pubblico. Artisti capaci di prendere posizione politica farebbero bene alla musica italiana. Tutti sappiamo, per esempio, cosa pensano le grandi popstar e rockstar americane di Trump».
E mentre Agnelli si prepara a presentare oggi al festival di Roma il docufilm «Noi siamo Afterhours» di Giorgio Testi, in uscita nel 2019, ma anche a un tour senza la sua storica band, vengono rivelati i primi ospiti internazionali: Alessandro Cattelan si toglierà lo sfizio di presentare Sting & Shaggy, Rita Ora, Jonas Blue, Liam Payne, oltre a Maneskin, Subsonica, Enrico Nigiotti e Gianna Nannini.
Intanto, dalla produzione si risponde a Celentano, sceso in campo per difendere Asia Argento, convinto che sia stato un'ipocrisia escluderla: «Nessuno qui si è permesso di credere a nessuna accusa e non facciamo i moralisti. Abbiamo preso una posizione su Asia che abbiamo già espresso in passato e l'abbiamo semplicemente mantenuta», had etto Nils Hartmann, responsabile contenuti originali di Sky.
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Il Mattino