L'omaggio della Spal è emozionante: «Mio fratello è napoletano»

L'omaggio della Spal è emozionante: «Mio fratello è napoletano»
«Mio fratello è napoletano», si inneggia al Paolo Mazza di Ferrara. Brividi per i tifosi azzurri che non aspettano a rispondere dal web: «Siete nostri...

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«Mio fratello è napoletano», si inneggia al Paolo Mazza di Ferrara. Brividi per i tifosi azzurri che non aspettano a rispondere dal web: «Siete nostri fratelli», «Onore a voi che non vi scansate», «Faremo il tifo per voi, dovete salvarvi». Un legame nato nel match contro la Juventus, dove l’obiettivo comune era quello di evitare la vittoria alla squadra che ha strappato il primato agli azzurri. E la Spal ci è riuscita, con quella grinta dei veri combattenti, mettendo in difficoltà i blasonati campioni in carica. Oltre la classifica, oltre la potenza economica delle società, oltre ogni previsione finisce in pareggio il match di Ferrara.


Quel calore del pubblico del San Paolo, quella umanità e quella generosità che rende grande il popolo azzurro ora sarà anche a sostegno dei ferraresi: un’alternanza di cori per il Napoli e per l’Ancona in quel match tanto importante in un momento cruciale del campionato che non verrà dimenticato, certamente non dai napoletani. Anche i tifosi dell’Ancona, richiamati da quelli della Spal che inneggiavano anche «mio fratello è anconetano» alternando le voci, vantano una ventennale amicizia con gli ultras partenopei. Un triangolo di stima ed affetto in uno sport che dovrebbe essere bandiera dei valori importanti quali il rispetto degli avversari, la lealtà, il puro agonismo.


Un bell’episodio per dimenticare invece quel triste «Odio Napoli» intonato inspiegabilmente ad Udine nella gara contro il Sassuolo: chiamata in causa una città lontana in un match che non ha nulla a vedere con quello che si stava svolgendo al Dacia Arena. E sentimenti che non hanno nulla a che vedere con il calcio. Indignati i napoletani per l’incommentabile coro, troppe volte colpiti anche da chi auspica la morte di un popolo dietro catastrofi naturali nel bel mezzo di eventi sportivi. Oltre lo sfottò, poca ironia e tanta rabbia dietro parole che non dovrebbero affatto appartenere al mondo del calcio.  Ma ancora una volta i napoletani rispondono a testa alta: «Preferiamo pensare a chi ci chiama fratelli. Chi inneggia odio si commenta da solo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino