«Napoli e tre», dal passato al presente ​gli scudetti di Adolfo Mollichelli

Nel libro "Napoli e tre" l'ex inviato del Mattino racconta la stagione d'oro

Dal passato al presente, gli scudetti di Adolfo Mollichelli
Si leggono tutte d'un fiato le 104 pagine del libro «Napoli e tre» (Editore Cuzzolin, euro 15, copertina firmata da Bruno Patanè), scritto dall'ex...

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Si leggono tutte d'un fiato le 104 pagine del libro «Napoli e tre» (Editore Cuzzolin, euro 15, copertina firmata da Bruno Patanè), scritto dall'ex inviato del Mattino Adolfo Mollichelli. Prosa come sempre brillante, il racconto di questa stagione parte da lontano, da “quel” Napoli - il Napoli di Diego - che a un certo punto della storia azzurra era sembrato inarrivabile. Quando vinceremo più uno scudetto?

La risposta è arrivata dopo 33 anni. Eccolo qui, dopo «l'attesa dell'evento che è essa stessa evento». E in effetti Napoli ha festeggiato molto prima del 4 maggio, la data dell'1-1 a Udine che ha rappresentato il sigillo aritmetico, perché c'è stata una supremazia assoluta in questa stagione in cui gli azzurri sono stati magistralmente guidati dal Pelato di Certaldo, come lo definisce Mollichelli nel libro che ha la prefazione di Maurizio Nicita, firma della Gazzetta dello Sport. 

Interessante il focus sugli attaccanti azzurri, perché vi sono state tante stelle prima di Osimhen, il bomber bionico mascherato. E, soprattutto, è emozionante la dedica a Maradona e agli altri grandi di Napoli che «ora con noi esultano» come si legge sulla controcopertina. Eccoli quei grandi: Diego, Pino Daniele, Massimo Troisi e Totò. Questo scudetto è anche un omaggio al Pibe che Mollichelli seguì per Il Mattino nell'ultima sua tappa in Europa, quando nell'estate del '92 sbarcò a Sivigilia per regalarsi l'ultima illusione. Lo aspettavano due anni dopo i Mondiali in Usa, quelli che calcisticamente sarebbero stati la sua tomba perché arrivò un'altra squalifica per doping.

Adolfo ci ricorda il momento del distacco di Maradona da Napoli, avvenuto nel Lunedì in Albis del 1991, pochi giorni la notifica della prima sospensione per uso di cocaina. Lui, «ultimo Re di Napoli», fu costretto a «una fuga solitaria come Franceschiello», Francesco II delle Due Sicilie che scappò da Napoli mentre stava per arrivare l'esercito di Garibaldi. Ecco, questo scudetto - celebrato nello Stadio Maradona come nel Largo Maradona e in altri tanti punti della città dove vi sono murale dedicati a quel Re - è anche un risarcimento per quei giorni amari.

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Il Mattino