Caro Melo, Gonzalo mena per primo (di Anna Trieste)

Caro Melo, Gonzalo mena per primo (di Anna Trieste)
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Avete presente una manovra di inversione a U da fare con un SUV ai Quartieri Spagnoli, in controsenso, mentre i criaturi giocano a pallone, quelli della metropolitana scavano nel cantiere e sta passando la processione della Madonna dell'Arco? Bene, la vittoria del Napoli ieri al San Paolo contro l'Inter è stata più o meno questa. Una sudata, una faticata, una sofferenza immane. E questo non solo nei minuti finali, quando sul 2 a 1 per la formazione di Sarri tutti i santi abitualmente invocati dai napoletani per cose ben più serie come guarigioni e vincite al superenalotto sono scesi eccezionalmente in campo per trasformarsi in pali di legno e proteggere così, al tempo stesso, pressione arteriosa dei tifosi e porta difesa da Reina. No. Napoli-Inter è stata una faticata fin dall'inizio. Innanzitutto perché non si sapeva se era una partita solo importante o una vera partita scudetto e dunque per venirne a capo si sono persi almeno due giorni di allenamento e preparazione.


Poi, è vero che la prima seggiata di Higuain è stata registrata al secondo minuto del primo tempo ma è pur vero che mai è stato facile per il Napoli esprimere il gioco richiesto da Sarri visto che, proprio strutturalmente parlando, gli uomini cui Mancini aveva affidato l'interdizione nerazzurra erano più o meno la custodia di quelli del Napoli. Ma tant'è.


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Il Mattino