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Ne è passato di tempo da quel febbraio 2005, quando Antonio, figlio della pianura veneto-friualana, scopriva di avere qualcosa che non andava, una malformazione artero-venosa (mav in gergo medico) che rischiava seriamente di mettere a rischio le sue capacità neuro-motorie. Aveva solo tre anni e mezzo allora, e il nuoto lo ha scoperto un po' per caso e un po' per forza di cose: serviva una piscina per la riabilitazione post-operatoria, ed eccolo qui a dare le prime faticose bracciate in un'acqua che sembra più viscosa del cemento armato, che viscoso non è.
La vita, le vittorie e i record di Antonio Fantin
Oggi il signor Fantin di anni ne ha venti, ed è un olimpionico (o paralimpionico, ma poco cambia) di quelli più tenaci. Di ori ne ha già vinti tanti, in carriera: non se ne è mai fatti mancare tra mondiali ed europei, per carità. Ma quello alle Olimpiadi vale sempre più degli altri, anche quando nella teca ne hai già stipati 35. il 36° è il più bello, arriva a Tokyo, terre d'Asia, e fa il paio con l'aggiornamento del record del mondo, che peraltro era già suo, anche prima di oggi. Un minuto tre secondi e settantuno centesimi di bracciate che non fanno male più come una volta, forse, ma che trasformano le fatiche di quei 100 metri stile libero non più nel dolore della malattia, ma nella gioia della rinascita, della rivincita nei confronti di una vita cinica e beffarda.
Antonio è una Fiamma d'Oro per la Società Sportiva Lazio che si veste ancora d'Oro ai Cinque Cerchi, dove sissignore conta sempre un po' di più.
«Ci ho messo il cuore»
Dopo l'oro si prende anche il tempo di regalare e regalarsi due parole: «È fantastico, è una medaglia d'oro che arriva dopo grande lavoro e grande costruzione negli anni e soprattutto dopo due grandi staffette», che però erano "solo" d'argento, e Antonio lo sa. «Sono due emozioni diverse, le prime due sono condivise con il gruppo e anche questa in un certo senso: tocca solo uno, sul podio va solo uno ma dentro c'è il lavoro di tutti, e portare sul podio tutte le persone che hanno lavorato con me mi rende molto orgoglioso».
Poi chiude: «Vincere la mia prima medaglia a una Paralimpiade e che questa sia d'oro - dice emozionato - è qualcosa di incredibile, così come migliorare il mio record del mondo e questa mattina siglare anche il record paralimpico significa che il lavoro fatto è consistente e che ci dà fiducia anche per i prossimi giorni. Il mio obiettivo era toccare per primo, ma anche migliorare me stesso: è quello a cui punto sempre prima di tutto in allenamento, per poi trasferirlo anche in gara. Sono molto soddisfatto, significa davvero molto per me». E anche per tutti noi, caro Antonio.
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Il Mattino