Tassello ulteriore e palmares aggiornato. Sinceramente avrebbe voluto l’intera posta in palio ma si è dovuto «accontentare» agli Europei Wako...
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«Ce l'ho messa davvero tutta. Ho retto fino alla fine senza arrendermi, sostenuto da tutta la mia squadra. Gli incontri internazionali sono sempre una grande emozione ma questi campionati europei sono stati davvero speciali», racconta il 24enne Iaconangelo, studente di Scienze motorie alla Parthenope. Il titolo di vicecampione d’Europa gli va stretto. «Dedico questa vittoria ai miei genitori, Maria e Oreste, che mi sostengono e mi incoraggiano e, nonostante i loro impegni di lavoro, mi seguono sempre, dimostrandomi vicinanza e affetto anche a Bratislava». Lungo l’elenco dei ringraziamenti. «Il mio maestro Fulvio Panarella mi segue da anni e mi ha iniziato a questo sport, il maestro Gianni Maddaloni, responsabile della Star Judo Club di Scampia, permette di allenarmi nella sua palestra e tutti i miei compagni, sparring partners quotidiani». Disciplina di nicchia che prova ad uscire dal cono d’ombra. «Vorrei tanto che lo sport che amo e pratico da otto anni, al quale ho dedicato tempo e sacrifici fosse maggiormente conosciuto. Mi ritengo fortunato, in quanto la mia famiglia mi sostiene economicamente. Purtroppo non tutti i miei amici hanno le medesime opportunità: spesso ho visto ragazzi di valore lasciare per andare a lavorare». Prezioso e significativo il riconoscimento del CONI tributato al giovane guerriero napoletano del Wolves Team: medaglia d’argento al valore atletico. Inizi casuali e singolari. «Quando ero piccolo soffrivo di asma allergica: non potevo correre che subito andavo in apnea. Il pediatra mi consigliò la piscina, per allargare la gabbia toracica». Dal divertimento alla noia e alla monotonia delle vasche. «Sono figlio unico e per me lo sport era un'occasione per incontrare coetanei». Quindi il passaggio (obbligato) dal nuoto alla pallanuoto, dalla solitudine alla socializzazione. «Con l’Acquachiara di Franco Porzio fino a 14 anni». Inconciliabili, però, due sedute al giorno con gli impegni liceali. Il portiere dal sicuro avvenire dismise la calottina. «Lasciai a malincuore. E così fu amore a prima vista con la kickboxing». A lieto fine la storia del «bambino che non poteva correre», che superò, per fortuna, i problemi legati all’asma. «Katerpillar», nome non casuale scelto dalla sua guida Panarella, asfalta i suoi competitors sul tatami. «Iacco» si muove agevolmente e sfrutta la sua altezza (1,92 cm), punto di forza e non di debolezza. Studia con passione: all’orizzonte la sessione autunnale. Per i prossimi impegni in Croazia ci vuole ancora tempo. Nel mentre sotto gli esami.
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Il Mattino