Avellino, per i Lupi è la saga degli errori

Le topiche dell'arbitro Galipò non possono essere un alibi

La delusione del mister
Quella di Giugliano, oltre ad essere stata l'ottava sconfitta di questa stagione, è stata l'ennesima occasione persa di questo campionato. Un copione visto e...

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Quella di Giugliano, oltre ad essere stata l'ottava sconfitta di questa stagione, è stata l'ennesima occasione persa di questo campionato. Un copione visto e rivisto quando si è ormai giunti agli ultimi cinque capitoli della regular season.



L'ennesimo boccone amaro per i tifosi che, illusi dalle sconfitte interne del Benevento e del Picerno, speravano chiaramente di blindare il terzo posto ma anche di spalancare una finestra sulla seconda piazza occupata dai sanniti. Coerente con quanto già fatto in passato, invece, la squadra di Michele Pazienza non ha approfittato dei passi falsi delle antagoniste. Una costante preoccupante che cammina di pari passo con la metamorfosi di un gruppo capace di essere grande con le grandi e piccola, spesso persino piccolissima, con realtà di media o bassa classifica.

Per dare una spiegazione ai tredici punti di distacco dalla capolista, che rappresentano davvero un abisso, basta del resto scorrere velocemente i risultati e accorgersi di aver lasciato sei punti al Messina, altrettanti al Giugliano, due alla Virtus Francavilla, uno al Monterosi, al Potenza, al Cerignola e alla Turris.

Nulla di nuovo nel pianto greco per il latte fin qui versato che, sabato scorso all'Alberto De Cristoforo, si è arricchito pure di tanta rabbia. Oltre agli errori sotto porta dei biancoverdi e qualche disattenzione di troppo di pacchetto difensivo, infatti, il ruolo di protagonista indiscusso del match lo ha vestito il 32enne Simone Galipò.
Il fischietto fiorentino, al quinto anno di Can C che Maurizio Ciampi, responsabile e designatore, ha addirittura inserito nella lista dei papabili alla promozione, per l'ennesima strana coincidenza della sua stagione ha sabato scorso aggiunto un'altra perla al suo campionato finora a dir poco disastroso.

Al di là del suo bilancio personale con l'Avellino, che parla di cinque rigori contro i lupi concessi in quattro partite, Galipò è lo stesso fischietto che ha fatto imbestialire Capuano per aver concesso a Candellone della Juve Stabia di segnare con la mano e sbancare Taranto, lo stesso che al novantesimo non ha decretato un rigore alla Casertana sempre contro le vespe e, soprattutto, il direttore di gara che in Catania- Rimini ha impedito ai romagnoli di andare ai supplementari sorvolando al novantesimo su un evidente fallo da rigore commesso su Lamesta e, al 94esimo, di aver annullato, per aver fischiato una frazione di secondo prima, la rete degli ospiti di Gorelli.

Quanto basta per capire che la giornata storta di Galipò a Giugliano, dove è finito sul banco degli imputati per il mancato rigore concesso su Liotti, il successivo assegnato al Giugliano per il contatto dubbio tra Rigione e Giorgione, l'espulsione di Sgarbi e tante altre scelte opinabili, semplicemente in linea con il suo rendimento annuale.

Gli episodi a sfavore, tuttavia, non possono giustificare gli errori commessi soprattutto nella fase cruciale del match tantomeno diventare un alibi per giustificare l'ennesimo passo falso.
All'Avellino di Giugliano va riconosciuto l'impegno e la caparbietà nel ribaltare il risultato in dieci uomini, ma vanno anche tirate le orecchie per la leggerezza con cui Sgarbi va a protestare e si becca il rosso per non parlare della bussola persa completamente, malgrado la sua esperienza, da parte di un leader come Rigione.



L'ex Cosenza non è stato esente da colpe sul colpo di testa del pareggio e la successiva azione in cui, ha sbagliato il tempo dell'intervento, andando a toccare il pallone con la mano. Leggerezze che pesano sul risultato almeno quanto gli errori del signor Galipò da Firenze, fischietto che, esattamente come l'Avellino, malgrado qualche figuraccia resta sempre in corsa per la promozione in serie B. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino