Cessione Benevento, Feleppa attacca Vigorito: pone solo ostacoli

Il broker Feleppa
Benevento. Gianmaria Feleppa non ci sta. E risponde per le rime a Oreste Vigorito e a tutti coloro che lo hanno bollato come un «ragazzino in cerca di pubblicità». ...

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Benevento. Gianmaria Feleppa non ci sta. E risponde per le rime a Oreste Vigorito e a tutti coloro che lo hanno bollato come un «ragazzino in cerca di pubblicità».




L’ad di «UCapital» («azienda che si occupa di trading e consulenza» come lui stesso ha spiegato) ha svelato il nome della banca d’affari, o meglio della società di finanza privata con la quale ha sottoscritto un accordo di partnership strategica per indirizzarne gli investimenti su tutto il territorio italiano: si tratta di «Ads Securities», colosso mondiale che avrebbe dovuto sostenere economicamente il thailandese Bee Taechaubol nell’operazione di acquisizione del 51% delle quote del Milan, poi non andata in porto per il no di Berlusconi.



E ha tirato fuori le carte: dal contratto di collaborazione con l’azienda la cui sede centrale è ad Abu Dhabi, alla proposta di riservatezza inviata al Benevento («e firmata unilateralmente dal sottoscritto, salvo ricevere una risposta dagli avvocati di Vigorito che ci hanno spiegato che lui non tratta con intermediari»), passando per il bilancio 2013 del Benevento acquisito presso la Camera di Commercio fino ad arrivare a una copia della prima due-diligence (accompagnata da due relazioni) fatta pervenire ai potenziali investitori.



«In questa settimana mi sono trovato con i riflettori puntati addosso - dice Feleppa - e pertanto volevo precisare alcune cose. Il compito mio e del mio staff è quello di effettuare verifiche e valutazioni per capire se esistono le condizioni per convincere questa società araba che rappresento a rilevare il Benevento. Mi è venuta questa idea perché sono beneventano e amo la mia città. Stiamo lavorando da giorni per avere un quadro completo della situazione, ma il rifiuto di Vigorito di fornirci il rendiconto finanziario del 2014 (che non è ancora depositato presso la Camera di Commercio) ci sta creando dei problemi.



Abbiamo solo i dati del 2013 e non sono certo invitanti: 55 dipendenti a fronte di un valore di produzione di 1.183.000 euro, un passivo totale di 4.975.000 e una perdita complessiva che si aggira intorno agli 11 milioni. Il parco giocatori è stimato in 5.098.000 euro. Su queste basi come credete sia possibile impostare una trattativa? Mica gli arabi sono beduini che regalano i soldi? Avremmo avuto bisogno di una maggiore disponibilità da parte del Benevento, soprattutto per capire lo stato attuale delle finanze societarie e preparare un dossier dettagliato da consegnare ai nostri interlocutori».



Per Feleppa con il rifiuto di Vigorito di consegnare la documentazione richiesta l’interesse della società del Medio-Oriente si è raffreddato. «I due signori che sono stati qui erano diretti a Milano. Hanno anticipato il volo di un paio di giorni e sono passati di qua per vedere la città e incontrare Vigorito. Ma purtroppo non ho riscontrato volontà da parte dell’attuale presidente. Qualche giornalista li ha derisi dicendo che erano due miei amici di Pontelandolfo e Vigorito stesso ha parlato di trattative che si svolgono bevendo una birra davanti a un bar. Se si riferiva a loro, deve sapere che essendo musulmani non possono bere alcolici. Ora abbiamo sospeso ogni discorso, per questo partirò per Abu Dhabi per vedere se ci sono margini per recuperare la cosa. Ma senza il prospetto economico-finanziario come farebbe la mia società a segnalare il Benevento come un’azienda credibile e come un affare da non lasciarsi scappare? Sia chiaro, io stimo Vigorito per quello che ha dato al Benevento e il successo raggiunto come imprenditore, ma ha affrontato questa vicenda nel modo peggiore».

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Il Mattino