Il Benevento ha vinto una battaglia, ma non la guerra. Certo, al «Tombolato» i giallorossi hanno posto le basi per il passaggio del turno con un'affermazione che...
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Due pali, due gol, almeno altre quattro occasioni pulite e il pallino della manovra sistematicamente tra le mani: numeri che certificano un predominio assoluto nonostante la partenza ad handicap, col solito, congenito pasticcio che avrebbe potuto scombussolare i piani. Ma il Benevento stavolta l'ha vinta soprattutto con la testa. Senza farsi prendere dalla foga e dall'impellenza di gettarsi in avanti a capofitto alla ricerca del pari, i sanniti hanno organizzato una reazione graduale, composta. Cominciando a punzecchiare e a creare pericoli, tenendo in continua apprensione gli avversari. Il doppio giallo a Proia e l'incertezza di Rizzo da cui scaturisce il gol di Insigne non possono essere bollati solo come episodi. Sono il frutto di una pressione costante esercitata sin dall'avvio da chi era consapevole di essere più forte.
Decisivo dunque, come più volte sottolineato da Bucchi alla vigilia, è stato l'atteggiamento. Ovvero la capacità di porsi in posizione dominante rispetto ai dirimpettai, facendo leva su una serie di sfumature che hanno ben presto instillato una sorta di terrore nella testa dei giocatori del Cittadella, portandoli a spazzare qualunque pallone, cercare il fallo sistematico e a non provare mai a costruire col pallone tra i piedi. L'approccio del Benevento è stato il grimaldello per far emergere tutte le insicurezze dei granata, che man mano stavano attestando quell'inferiorità che prima esisteva solo sulla carta. Il Benevento deve far tesoro di quello che è stato in grado di realizzare sul piano dell'intelligenza e della sagacia, perché la prova dell'andata è figlia della combinazione di due fattori, miscelati in maniera esplosiva: quello mentale e quello tecnico-tattico. E quando si configura questo assemblaggio, non c'è avversario in grado di contrastare gli uomini di Bucchi.
La squadra si è allenata nel patavino ieri mattina (solita seduta defaticante per i titolari e completa per chi non è stato impiegato) e poi è rientrata alla base in aereo, nel pomeriggio. Oggi pomeriggio si riprende a tutti gli effetti, e al gruppo praticamente al completo si aggregherà anche Asencio, protagonista di una stagione da dimenticare sul piano dei malanni. Domani è già giorno di rifinitura e di trasferimento presso il ritiro dell'hotel «Europa» di Venticano, con mattinata di sabato dedicata alle ultime disposizioni tattiche prima della contesa. Il Benevento giocherà per tre risultati: vittoria, pareggio e sconfitta per un gol di scarto. Gli ospiti per passare in finale devono segnare due reti in più dei giallorossi.
Oggi intanto, dinanzi alla Corte di Appello Federale, si discute il ricorso del Palermo contro la sentenza del Tfn che ha retrocesso in siciliani C. Attesa anche per il giudice sportivo, che dovrà esprimersi sulla squalifica di Armenteros, che rischia due giornate ma potrebbe anche incassarne solo una: molto dipenderà da ciò che scriverà Ghersini nel referto. Se i turni comminati dovessero essere due, la società è pronta a fare ricorso per ottenere uno sconto (occorre fare una valutazione sul grado di condotta violenta e l'intenzionalità o meno di far male all'avversario). Lo svedese ha commesso una grossa ingenuità, ma la sua presenza è importante nell'economia del gioco offensivo. Perderlo anche per l'eventuale finale d'andata sarebbe un duro colpo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino