Reggio Emilia. Doveva vincere e ha vinto: tutto il Napoli può cominciare e finire qui. Un successo che è un brodino emiliano, persino senza parmigiano come invece usa da queste...
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L'ordalia, d'altronde, offre il suo responso: Rafa Benitez è innocente, il Napoli c'è ancora e sotto quelle maglie pulsa l'antico cuore. Ma Rafone attende tutti al varco. Ha conquistato i tre punti che chiudono il settembre, forse, più nero della sua storia, ma la replica dello spagnolo alle critiche degli ultimi giorni arriva puntuale. «Mi dà fastidio essere trattato come fossi uno piovuto dal cielo e che non sa come uscire da questo momento. Io ho una storia professionale di 28 anni. Io so quello che c'è da fare e voglio più rispetto».
Niente male, come affondo. Ma nessuna sorpresa. La replica è in linea col suo personaggio: garbata, persino umile, ma alla fine non manca mai il colpo di coda. Perché Rafa è fatto così, ha una bonarietà di superficie che gli serve per instaurare rapporti umani simpatici, ma ha anche il suo caratterino, che emerge qua e là nei comportamenti e nelle dichiarazioni, soprattutto negli ultimi tempi.
«Non mi va di sorridere, tornerò a farlo dopo che avrò vinto cinque partite consecutive». Non è chiaro se questa con il Sassuolo è contemplata nelle cinque. Ma è chiaro che c'è poco da scherzare con Rafa in questi giorni. Al tecnico di Madrid (una Champions, due Liga, una Premier e tanto altro di contorno), non piace sentirsi criticare troppo, né essere messo in mezzo. Non gli piace neppure il ruolo dell'allenatore in bilico, è più forte di lui. In ossequio alla ragion di stato accetta le osservazioni, ma poi respinge tutto al mittente. «Lo scudetto? Non esiste il futuro, esiste solo la prossima partita. Che non è quella con il Torino ma quella a Bratislava. Ora ci tocca pensare solo a quello».
La vittoria riporta la serenità ed almeno parzialmente è così. Parole di Benitez a parte. Ma si vede che Rafa non è riuscito ancora a scrollarsi il peso di una vigilia soffocante, quasi da asfissia per la tensione che grava su tutte le cose del Napoli. «Abbiamo sofferto alla fine ma abbiamo vinto, contro l'Udinese non abbiamo sofferto neppure un po' eppure non siamo riusciti a conquistare neppure un punto. Ovvio, si può fare e si deve fare molto meglio». Rafone è seccato e non fa il radioso per la vittoria di ieri a mezzogiorno. Forse davvero, come sostiene, in questi «28 anni di professione» che ultimamente usa spesso come certificato di garanzia del suo background, a Rafa Benitez era già successo di vivere un momento così difficile e di uscirne: se lo dice, bisogna credergli.
«Ho visto un Napoli più equilibrato e bilanciato. Una squadra che ha mostrato carattere e personalità e che soprattutto nel primo tempo ha giocato come volevo io. Sono soddisfatto». Lo dice convinto. E la convinzione diventa esaltazione quando c'è da parlare di Britos e Gargano. Qui gli occhi di Benitez quasi si illuminano. E sembra davvero contento di affrontare l'argomento. «Walter Gargano dal momento in cui abbiamo deciso che doveva restare, ha sempre risposto alla grande, dando dimostrazione a tutti del suo enorme valore. E lo stesso vale per Britos che con il Sassuolo ha disputato davvero una prova superlativa».
Alla sua maniera, ovvero fingendo di rispondere ma non facendolo, glissa sul perché Higuain è uscito dal campo così presto. «Zapata è in forma ed è chiaro che c'è chi gioca dal principio e che entra durante la partita. Ma tutti e due sono stati molto bravi. Il fatto che Higuain non segni non è un problema: mi sembra che faccia degli assist che hanno lo stesso prezioso valore di una reta». La reazione della squadra è stata la nota più positiva: «La difesa e il centrocampo hanno lavorato bene in fase difensiva poi alla fine abbiamo corso qualche rischio ma solo su lanci con palla lunga».
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Il Mattino