Bruscolotti: «Avrei meritato l'Italia ma non facevo parte del giro»

Bruscolotti: «Avrei meritato l'Italia ma non facevo parte del giro»
Un terzino destro del Napoli in Nazionale non s'era quasi mai visto. Nemmeno ai tempi di Bruscolotti, capitano e leader della squadra negli anni settanta e ottanta. Era uno...

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Un terzino destro del Napoli in Nazionale non s'era quasi mai visto. Nemmeno ai tempi di Bruscolotti, capitano e leader della squadra negli anni settanta e ottanta. Era uno dei migliori difensori italiani, eppure «Eppure niente da fare, era un altro calcio. Potevi essere bravo quanto volevi ma se non facevi parte del giro, restavi a casa».


Far parte del giro voleva dire giocare in una big?
«Più o meno. Il Napoli era squadra da metà classifica, dominavano le milanesi e la Juventus, facevano quello che volevano in Nazionale».

Geopolitica allo stato puro, insomma?
«Esatto, geopolitica. Il Napoli contava poco o niente, venivano convocati soprattutto i calciatori che giocavano in squadre di vertice».

 

Niente meritocrazia?
«Nel mio caso, assolutamente no. Avrei meritato la maglia azzurra, l'ho soltanto sfiorata».
Quarant'anni dopo, ecco il retroscena svelato da Bruscolotti.
«Venni convocato nell'under 23 allenata da Bearzot, era l'anticamera della Nazionale. Due volte, la prima in panchina, la seconda in tribuna. Avvicinai Bearzot con garbo e gli parlai: mister, io riserva e gente meno forte di me in campo? Non mi chiamarono più».
Non fu l'unico episodio, però.
«Bernardini ct non aveva in simpatia il Napoli di Vinicio, che faceva parlare tutta l'Italia. Una chiamata per uno stage, poi più niente. In quegli anni andavano di moda i blocchi e quindi la Nazionale era un discorso per juventini, interisti e milanisti».
È stata la delusione più grande della carriera?
«Si perché ci stava in quegli anni convocare Bruscolotti, se penso che al mio posto chiamavano Spinosi, Morini, Bellugi. Niente di personale ma non sono mai stato inferiore a nessuno. Nell'82 sembrava fatta, dicevano che almeno nei quaranta ci sarebbe stato finalmente spazio per me. Poco male, alla fine preferirono il diciottenne Bergomi».
Morale della favola, fu pagato a caro prezzo lo scarso peso politico del club.
«Sì, proprio così».
Oggi in azzurro c'è Di Lorenzo come terzino destro.
«Fortissimo, l'ha meritato. Mi piace molto, sa quando spingere e quando starsene buono, legge con grande prontezza la fase attiva e quella passiva».
Il suo pezzo forte?

«Possiede un'intelligenza calcistica straordinaria. Il Napoli e la Nazionale hanno trovato il terzino giusto per almeno dieci anni».
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Il Mattino