Bufera in A tra chi dice no al ritiro e chi forza i tempi degli allenamenti

Bufera in serie A tra chi dice no al ritiro e chi forza i tempi degli allenamenti
La serie A continua correre su due piste parallele. Ci sono i «furbetti del tamponcino» che nei centri sportivi sono già in clima partitella e quelli che, come...

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La serie A continua correre su due piste parallele. Ci sono i «furbetti del tamponcino» che nei centri sportivi sono già in clima partitella e quelli che, come Inter e Roma, invece, in ritiro non ci vogliono proprio andare. La ripartenza, se ci sarà, resta un punto interrogativo. La Lega è spaccata. Come detto molti club non vogliono andare in clausura. Soprattutto ritengono il protocollo, per come scritto, inapplicabile. L’Inter l’ha esternato nella riunione di ieri. Ma a ruota ci sarebbero Roma, Napoli, Sampdoria, Udinese, Sassuolo, Torino, Milan, Cagliari, Verona, Atalanta, e Genoa. Lunedì non andranno in ritiro e proseguiranno con gli allenamenti individuali e “facoltativi”. Dietro c’è la questione stipendi. Convocare i giocatori vuol dire far scattare il meccanismo stipendiale. E nessuno vuole rischiare senza una data ufficiale di ripresa del campionato. Allenamenti e partite non sono direttamente consequenziali e il nodo quarantena rende tutto troppo fragile.


E poi ci sono i furbetti. Il governo li temeva tanto che nel dpcm erano state vietate le corsette nei centri sportivi. «Una volta dentro i propri fortini chi controlla che i club rispettino le regole?» si domandavano a Palazzo Chigi. Il rumoroso scatto in avanti della Lazio ha chiaramente servito un assist per far allargare il ghigno di Spadafora. Il ministro dello sport fin da primo minuto ha sempre tirato il freno per la ripresa. E i paletti stretti pretesi nel protocollo sono stati messi proprio perché nessuno si fida dei presidenti. Che non a caso al primo spiraglio di libertà ne hanno approfittato. Troppo. Tanto che in tutta fretta il numero uno della Figc Gravina è dovuto intervenire. Ecco il pool ispettivo della Procura federale che avrà il compito di verificare il rispetto delle indicazioni contenute nei protocolli sanitari. L’organismo è alle dirette dipendenze della Procura e nei casi di violazione aprirà un fascicolo. Ma c’è anche la responsabilità civile e penale. 


«Questo la dice lunga sulla differenza tra una parte del mondo del calcio e gli agli sport» la frecciata di Malagò. Il presidente del Coni però ha poi dato un grande segnale di fiducia: «Il campionato al 99,9% ripartirà il 13 giugno». E sull’argomento quarantena, il nodo attorno a cui ruota tutto ha fatto capire che «la regola potrebbe cambiare». Ed è proprio una delle richieste che il presidente Gravina farà al premier Conte nel tanto atteso incontro (forse già oggi). Il 20 ci sarà consiglio federale. Per quella data il quadro sarà più chiaro. Gravina, l’uomo che parla in silenzio, è convinto di portare a casa un altro grande risultato. Finora dal governo ha ottenuto tutto quello che aveva chiesto. 
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Il Mattino