Benevento in stand by ma la serie A è «blindata»

Benevento in stand by ma la serie A è «blindata»
«C'è una linea sottile, fra star fermi e partire. Da che parte vuoi stare?». Lo cantava Ligabue, se lo chiedono oggi i vertici del calcio italiano. E per...

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«C'è una linea sottile, fra star fermi e partire. Da che parte vuoi stare?». Lo cantava Ligabue, se lo chiedono oggi i vertici del calcio italiano. E per ora non sono in grado di darsi una risposta. Ma quel risicatissimo confine, per uno scherzo del destino, ha qualcosa di familiare con il capitano del Benevento, Maggio. Se non si riprende entro quel mese, la stagione potrebbe anche saltare. L'ottimismo di alcuni giorni fa sull'opportunità di terminare i campionati ha cominciato a scivolare indietro con il protrarsi dell'emergenza sanitaria e sta per svanire.

LO SCENARIO
Spazio alla prudenza, che in realtà è figlia legittima della preoccupazione di non riuscire a ricominciare prima di giugno, visto l'evolversi della situazione. La speranza di riavviare la macchina dei tornei in tempi ragionevoli, certo, rimane viva. Ma è indissolubilmente legata alla curva dei contagi da coronavirus. Che è in leggera discesa, ma occorre che diventi verticale nel giro di massimo 15-20 giorni. Altrimenti sarà difficile immaginare una brusca frenata della pandemia e l'eliminazione del rischio per calciatori (in primis) e tifosi. Tenuto conto che servono almeno due settimane di allenamento nelle gambe per poter affrontare una gara in condizioni normali, molti tra gli addetti ai lavori sono convinti che sia poco praticabile l'ipotesi di tornare a giocare a giugno dopo oltre due mesi e mezzo di stop. A quel punto, infatti, sarebbe acclarato lo scavalcamento del termine del 30 giugno che non solo renderebbe necessaria la modifica delle Noif per superare le barriere regolamentari, ma implicherebbe anche interventi governativi (sotto forma di decreti ad hoc) e degli organismi continentali e mondiali (Uefa e Fifa, o in alternativa l'Unione Europea attraverso una moratoria internazionale con valenza di legge) per derogare alle innumerevoli scadenze finanziarie, commerciali e burocratiche fissate entro quella data. Per questo non è da scartare l'eventualità che se non ci dovesse essere più tempo sufficiente per concluderli, i campionati potrebbero non riprendere. Ma anche in questo caso, il Benevento e i suoi tifosi possono dormire sonni tranquilli: nessuna, neppure una, tra le soluzioni prospettate da coloro che sono deputati a decidere conduce all'esclusione del club giallorosso dalla prossima A. Quella più gettonata porta alla cristallizzazione della classifica con la non assegnazione dello scudetto, il blocco delle retrocessioni e due promozioni dalla B con una Serie A 22 squadre per la stagione 2020/2021, per poi tornare nuovamente a 20 l'anno successivo. Ovviamente si tratta dell'epilogo-limite, da prendere in considerazione come ultima istanza. Ma se non ci fossero altre strade, questa se non altro consentirebbe, pur essendo lontanissima, di attribuire comunque una valenza ai 2/3 di partite già disputati in ciascuna categoria e (parzialmente) agli investimenti fatti dalle società la scorsa estate. Non è invece mai stato al vaglio dei vertici del calcio italiano l'azzeramento delle classifiche, con il conseguente annullamento totale della stagione.
I NODI

Il presidente della Figc Gravina ha convocato per oggi una riunione con tutte le componenti federali (compresi calciatori, allenatori e arbitri) per cercare di trovare una linea condivisa sul da farsi e intanto ha istituito un tavolo permanente per le proposte anti-crisi da mettere in atto per aiutare i club a evitare il tracollo. Si continua a ragionare sugli stipendi dei calciatori, che rappresentano la voce di maggior peso sul bilancio dei club. Il taglio degli ingaggi è la prima misura individuata per l'autosostentamento delle stesse: non allenandosi e non giocando, di fatto viene a mancare la prestazione da retribuire. Ci si confronta su due binari: non corrispondere i compensi per il periodo di sosta forzata o richiedere uno sconto proporzionale a seconda dell'entità complessiva dei guadagni, fino a un massimo del 30%. Ovviamente per attuare il provvedimento c'è bisogno dell'ok di tutte le parti in causa. Se ne riparlerà in maniera più approfondita tra la prima e la seconda settimana di aprile, quando cioè si potrà capire se la stagione potrà effettivamente ripartire oppure no.
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Il Mattino