Stadi «smontabili», navi da crociera e campeggi sulle dune, una metropolitana futuristica per ospitare il milione (e oltre) di visitatori attesi: il Qatar, a poco...
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Al-Naama accoglie i cronisti nella scintillante Al Bidda Tower, quartier generale del Supreme Commitee che prepara il Paese del Golfo ai Mondiali. Dentro, una breve storia del calcio qatarino mostra come, a Doha, la passione per il «football» sia più antica della stessa indipendenza del Paese, datata 1971. Una passione che, con gli anni, è aumentata, facendo da sirena - assieme ai petroldollari - anche a big del calcio un po' «attempati», come il Pep Guardiola calciatore, Samuel Eto'o, Xavi e Wesley Sneijder. E per i Mondiali, ovviamente, Doha non bada spese.
Otto gli stadi che ospiteranno le partite, per i quali l'investimento «è tra 6 e gli 8 miliardi», spiega Al-Naama. Entro il 2020 le strutture dovrebbero essere pronte. Tutte avveniristiche, con tetti ricoperti di pannelli solari e costruite in modo tale da essere «smontabili» a fine torneo: ad eccezione del Khalifa International Stadium, infatti, la capienza di tutti gli altri stadi verrà ridotta o azzerata e le strutture saranno riciclate per altri progetti legati a sport, intrattenimento, sanità.
Mentre, al di là degli hotel, i visitatori potranno pernottare o in navi da crociera attraccate alla Corniche di Doha o in «Desert-Camp» fuori la capitale. Ma per il Qatar il Mondiale di calcio, al quale quest'anno farà da "prolog" quello di atletica leggera a Doha, è anche un mezzo di promozione di se stesso. «Qui ci sono diritti uguali tra donne e uomini, le donne votano e sono elette, e possiamo promuovere la nostra visione», spiega Al-Naama respingendo ogni accusa di corruzione legata all'assegnazione dei Mondiali. «Non abbiamo paura e siamo sempre stati disponibili a indagini internazionali. Siamo aperti a chi vuole criticarci in maniera costruttiva e perfino a chi vuole aiutarci su alcune debolezze sui diritti dei lavoratori. Ma a nove anni dall'assegnazione parlare di corruzione è una perdita di tempo», sottolinea il portavoce del Comitato. E per Al-Naama c'è anche un valore politico per Qatar 2022 in un contesto in cui il Paese è stato «isolato» dai suoi vicini. Sulla possibilità che altri Stati, come gli Emirati, l'Oman o il Bahrein, possano co-ospitare il torneo in caso di allargamento a 48 squadre, Al-Naama infatti spiega: «Devono rispettare gli standard Fifa per gli stadi e devono fornire rassicurazioni dal punto di visto governativo che vadano incontro ai requisiti Fifa».
L'ipotesi allargamento, tuttavia, vede Doha molto prudente. «Lavoriamo al tavolo con la Fifa, si deciderà entro giugno ma senza il nostro ok la proposta non sarà presentata al Congresso Fifa», spiega Al-Naaama, aggiungendo: «Il clima politico, e i rapporti con i Paesi del Golfo saranno parte della discussione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino