Il coronavirus sembra quasi un problema superato. Il paradosso lo suggerisce il Consiglio di Lega di Serie A, dove il nodo principale verso la ripresa del torneo interrotto lo...
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I club hanno la necessità di incassare tutta la cifra pattuita perché in molti casi quei soldi li hanno già spesi. Ma la questione televisiva tracima sul terreno della politica. Quelli delle telecamere saranno gli unici occhi che, a parte i 300 ammessi negli stadi sbarrati ai tifosi, potranno guardare le partite post-Covid. Il ministro dello Sport Spadafora continua a coltivare il desiderio di firmare un provvedimento di deroga alla legge Melandri e consentire di trasmettere le partite in chiaro, se non per intero almeno i gol. Un “pallino” che il ministro espresse prima di Juventus-Inter, trovando la pronta disponibilità di Sky a mandare il match in chiaro sulla sua Tv8 ma scontrandosi ovviamente con la Legge. La pay tv satellitare anche questa volta si è detta pronta ad accontentare i desiderata del governo, ma il sì di Rogoredo oltre a non contribuire a una distensione dei rapporti con i club e e ha percorrere quella strada condivisa che aveva auspicato come da modello Germania, ha suscitato le proteste di Mediaset e della Rai. «Se si deroga alla Legge Melandri aprendo i diritti tv criptati e autorizzandone la trasmissione in chiaro, allora bisogna aprire anche i diritti tv a tutti gli operatori televisivi», ha obiettato il cdr di Rai Sport sollecitando una presa di posizione dell’ad Salini. Il Consiglio di Lega ha anche convocato d’urgenza l’Assemblea per venerdì, a 24 ore di distanza dal vertice con il governo dove Spadafora dovrebbe annunciare la ripresa delle “ostilità”. I calendari sono ovviamente legati alla data: se sarà quella del 13 giugno (che richiede la variazione del Decreto rilancio) o quella del 20.
La strada preferita dalla Lega è quella della disputa dei 4 recuperi e poi la disputa della 27ª giornata. In ghiacciaia resterà il Piano B relativo a play off e play out. La Lega di Serie A vuole concludere il torneo senza stravolgere le regole, anche se ieri il Comitato tecnico scientifico del governo ci ha tenuto a ribadire che la quarantena «è sempre di due settimane, anche nel mondo del calcio». Presa di posizione per smorzare le notizie che volevano una rimodulazione dello stop in caso di nuove positività. Anche il Cts, quindi, non fa sconti e se la ripresa appare molto probabile arrivare al termine delle 124 partite mancanti resta una strada in salita. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino