La serie A non è disposta a tutto pur di ricominciare a giocare. Lo vuole con forza, perché terminare il campionato è vitale per i bilanci dei club - che...
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«Stiamo cercando di rimuovere piccoli ostacoli», ha detto ieri il presidente della Figc Gravina al TgSport Speciale sui 110 anni dalla prima partita della Nazionale su Rai2. Il problema è che le rigide misure anti Covid-19 previste dal Cts non hanno fatto i conti con le carenze strutturali dei club, pochi dei quali con impianti in grado di soddisfare le richieste. «Sono difficoltà oggettive - ha spiegato Gravina - nel reperire le strutture ricettive (alberghi e ristoranti per chi non ha una Foresteria adeguata o non ce l’ha affatto, ndr) che al momento risultano ancora bloccate per via dell’emergenza sanitaria». Il Gruppo Squadra (calciatori, staff tecnico, medici, fisioterapisti e tutti coloro che sono a contatto stretto con chi va in campo) deve osservare due settimane (con possibile estensione a una terza) di “quarantena volontaria” un isolamento quasi monastico. Gravina li ha definiti «piccoli aggiustamenti», mostrando il suo ottimismo a che Spadafora e il Cts accolgano questa richiesta. Come ha confermato, seppur polemicamente, il Ministro allo Sport intervenendo a Stasera Italia su Rete 4: «Con sorpresa Figc e Lega hanno chiesto modifiche al protocollo che loro avevano presentato, con le società che oggi hanno scoperto di avere problemi logistici. Facciano come tutti gli altri sport di squadra che da lunedì torneranno ad allenarsi in gruppo con gli atleti (per la prima settimana insieme al massimo 6-7 giocatori, ndr) che, con le dovute precauzioni, se ne tornano a casa. Basta che si rispettino le regole e non si faccia come qualche presidente furbetto», con chiaro riferimento alla “partitella” della Lazio di Lotito che rischia il deferimento per violazione dell’articolo 1 sulla Lealtà sportiva. Sfumata l’agitazione dei medici sportivi sulla responsabilità penale in caso di nuovi contagi: «L’Inail ha fatto chiarezza - ha spiegato Gravina - c’è responsabilità solo in caso di dolo o colpa grave».
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Poche speranze, invece, sulla modifica del periodo di quarantena in caso di nuovo positivo, che il protocollo identifica in 14 giorni obbligatori per tutto il Gruppo Squadra. Ostacolo alto, che Gravina teme possa diventare insormontabile: «È un tema che affrontiamo con determinazione e attenzione, ma dobbiamo evitare un rapporto stressato che porti tensioni e il blocco del campionato». «Da lunedì - ha detto Spadafora - parte un periodo di 10 giorni nei quali osserveremo la curva dei contagi. Se la situazione lo consentirà, rivedremo anche questa regola. Per ora si rispettino le norme in vigore». «L’ipotesi play off non è tramontata - ha detto il presidente Figc - Dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza».
Fine del torneo, con ripartenza il 13 giugno e chiusura il 2 agosto in modo da dare per il 3 alla Uefa (che aspetta per il 25 una risposta) una classifica finale e lasciare libere Juve, Napoli, Atalanta, Roma e Inter di terminare Champions ed Europa League. Gravina ha anche parlato della norma contenuta nel decreto Rilancio che fa confluire i ricorsi di quei club che si sentiranno defraudati in un unico grado di giudizio al Collegio di Garanzia dello Sport del Coni (ma restano aperte le strade del Tar e del Consiglio di Stato). «Ci consentirà anche di mettere mano alla riforma dei campionati per la prossima stagione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino