Caso Icardi, la curva risponde «Non è il nostro capitano»

Caso Icardi, la curva risponde «Non è il nostro capitano»
«Icardi è un capitolo chiuso. Non ne vogliamo più parlare né sapere nulla. Non è il nostro capitano, né ora né mai. La curva...

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«Icardi è un capitolo chiuso. Non ne vogliamo più parlare né sapere nulla. Non è il nostro capitano, né ora né mai. La curva farà la curva, come ha sempre fatto, già a partire dalla partita di Europa League di giovedì. Prepariamo la voce, scaldiamo il cuore. Le mani verso il cielo, l'Inter ha bisogno di noi». Lo scrivono i tifosi della Curva Nord dell'Inter in un comunicato pubblicato sul loro sito web, all'indomani delle scuse pubbliche del capitano nerazzurro Mauro Icardi per quanto scritto nella sua autobiografia e l'annuncio della ristampa del libro senza le pagine che hanno creato la frattura con gli ultras.

«Partiamo con una puntualizzazione necessaria: in molti non hanno voluto capire il motivo della nostra presa di posizione -inizia la nota della Curva nord-. L'episodio della maglia regalata e da noi strappata ad un bambino, raccontato nel libro di Icardi, è frutto di fantasia. È un falso. È un'invenzione. Recepire questo concetto, nemmeno troppo difficile da verificare, avrebbe aiutato tutti. Prima ancora delle minacce di morte scritte (che, fossimo stati noi a farle, per la buona regola del '2 pesi 2 misurè, avrebbero significato diffide e, probabilmente, una cella). Ed invece no.
«Ci si è incastrati in un 'testa a testà Curva contro Icardi basato su altro -aggiungono gli ultras dell'Inter-. Per finire poi con un classico e sempreverde 'gli ultras sono il male del calciò. Icardi ha chiesto scusa per aver esagerato nei toni, non per i contenuti. Icardi continua a sostenere quindi, in maniera vigliacca, la tesi di un capo Ultras che si getta su un bambino. Non ritorneremo più su questo punto. Chi vorrà quindi continuare ad utilizzare prospettive distorte e fittizie è per noi libero di farlo, consapevole però di crogiolarsi in una dimensione non appartenente alla realtà». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino