Questa volta ha alzato bandiera bianca. E forse l'avventura di Gian Piero Ventura da allenatore si è chiusa in un pomeriggio umido e autunnale alla guida del Chievo....
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Chissà se avrà pesato sulla decisione di Ventura la concreta possibilità di un altro fallimento dopo quello azzurro. I presupposti c'erano infatti tutti. Debacle contro l'Atalanta, brutta sconfitta a Cagliari, altro scivolone con il Sassuolo e ora un punticino rimediato a malapena con il Bologna. E davanti trasferte proibitive come quella di Napoli. «Ho l'entusiasmo di un ragazzino, ho una voglia feroce» aveva detto il giorno della presentazione Ventura. L'entusiasmo è finito in poco più di un mese, la voglia feroce è evaporata velocemente sino all'epilogo al Bentegodi, davanti ai tifosi di casa. Una parabola che forse nel pomeriggio scaligero ha toccato il fondo. Dopo le soddisfazioni con il Torino, trampolino di lancio per la chiamata in azzurro, la cocente delusione con la mancata qualificazioni ai Mondiali di Russia dopo lo sciagurato spareggio con la Svezia. Ventura voleva rilanciarsi, voleva dimostrare a tutto il mondo del calcio di non essere finito. In quattro gare ha capito che la missione Chievo era impossibile. Ha chiesto scusa e se ne è andato. Non l'aveva fatto con l'Italia, l'ha fatto col Chievo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino