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«Citando un vecchio saggio: «In questo momento chi vuole davvero essere d'aiuto agli altri, dona sangue non manda soldi, cosa fin troppo facile», spiega così l’iniziativa il giocatore posillipino, nipote di Angelo Scalzone, medaglia d’oro nel tiro a volo (specialità fossa olimpica) ai Giochi del 1972 a Monaco di Baviera.
Coraggio prevalente. «Anch’io ho paura degli aghi e dei prelievi. Potevo benissimo starmene in spiaggia al sole, ma i bambini non possono. Sono qui a combattere la loro battaglia in questo periodo di emergenza, mentre noi ci lamentiamo di quanto è noioso e pesante stare in casa sul divano», motiva la sua scelta Andrea, nipote e figlio d’arte.
Appello. «Il nostro sangue può essere fondamentale per i bambini del Pausilipon. Rendiamoci utili e doniamo», dichiara l’atleta del Posillipo. La sua una famiglia di sportivi. Papà Armando è stato cestista in serie B, suo fratello Angelo attuale centravanti del Savoia, suo cugino Alfonso campione del mondo di canottaggio.
Covid-19. Chiusa la Scandone, allenamenti solitari in spiaggia a Castel Volturno, con una bandiera rossoverde piantata, a ricordare la sua orgogliosa appartenenza. Andrea Scalzone è stato il primo, nel mondo della pallanuoto, ad indossare la tuta della sua squadra e a lanciare gli hasthag #distantimauniti, #iorestoacasa, #statevacas.
«È il momento di prenderci sul serio, ognuno deve fare la sua parte, ognuno di noi deve dimostrare senso di responsabilità. Ci sono stati tempi in cui, per proteggere il Paese, veniva chiesto di andare in guerra a rischiare la vita. Noi oggi possiamo salvare l'Italia semplicemente stando a casa, attuando quelle poche e semplici regole che ci sono state imposte», conclude Scalzone. La sua una battaglia di civiltà al tempo di una reclusione forzata.
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Il Mattino