«C'è un motivo caratteriale se si sceglie di praticare uno sport di squadra piuttosto che individuale. Chi è abituato a far parte di un gruppo in questo...
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L'ultimo decreto governativo ha privato i professionisti della possibilità di frequentare impianti, anche in solitudine. Ma per i calciatori l'ennesima restrizione sposta di poco il problema: «Il loro malessere deriva soprattutto dalla privazione del lavoro di gruppo, da quello muscolare alla preparazione delle tattiche, abituati come sono a rimanere sempre concentrati sull'allenamento, focalizzati sulla prestazione fisica». Ma anche un ritorno all'attività troppo repentino potrebbe causare ulteriore stress. «Esporsi di nuovo al giudizio del campo, e dei tifosi, specie ai massimi livelli, non è come girare un interruttore - sottolinea Vaillant - Dopo settimane di attività sentita come non adeguata può subentrare il timore di scoprirsi improvvisamente impreparati al proprio ruolo, non solo sportivo, ma anche di personaggio pubblico, conosciuto, che ha un nome. L'importanza della performance è evidente e ci vuole grandissima capacità di concentrazione per tornare sotto i riflettori».
Specie se, intanto, nel paese «si dovesse continuare a sentire parlare di centinaia di decessi, di 'guerrà.
Il Mattino