Barcellona-Napoli, Crujff e l'indimenticabile serata nel 1978

Johan non andò al Mondiale per timore di un rapimento

Johan Crujff in azione con la maglia del Barcellona negli anni Settanta
Sui social rivedremo quei due angeli, uno con il numero 14 sulla maglia del Barça e l'altro con il mumero 10 su quella del Napoli. Crujff e Maradona, i magnifici...

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Sui social rivedremo quei due angeli, uno con il numero 14 sulla maglia del Barça e l'altro con il mumero 10 su quella del Napoli. Crujff e Maradona, i magnifici testimonial della sfida allo stadio Olimpico che vale i quarti di Champions League. Così geniali in campo, così diversi fuori. Johan calcò prima di Diego il prato del San Paolo. Avvenne il 25 maggio del 1978 in occasione di un'amichevole organizzata dal Napoli per raccogliere un buon incasso e far preparare la squadra, allenata dal napoletano Di Marzio, alla finale di Coppa Italia che sarebbe stata giocata e persa l'8 giugno all'Olimpico contro l'Inter (1-2). 

Crujff non aveva risposto alla convocazione per il Mondiale del '78, in cui l'Olanda si sarebbe classificata al secondo posto dopo la sconfitta nella finale contro i padroni di casa dell'Argentina, e su quella “diserzione” se ne dissero tante, finché - a distanza di molti anni - Johan raccontò la verità: «Pochi mesi prima del Mondiale avevo subito un tentato rapimento e quell'episodio drammatico mi fece cambiare la visione della vita». Si strinse ancor di più alla sua famiglia e poco dopo chiuse col calcio giocato, intraprendendo l'altrettanto brillante carriera da allenatore. 

Al San Paolo per quell'amichevole finita 1-1 (per gli azzurri rete del giovane difensore Ferrario) non vi fu il tutto esaurito. E, anzi, la mattina della partita Crujff fu invitato nello studio di Telenapoli in via Crispi per un'intervista del giornalista Franco Esposito, brillante firma del Mattino che ha ricordato l'episodio nel libro “Dal vostro inviato”. Johan fece quasi uno spot per far riempire lo stadio. Ma non fu l'unico gesto da ricordare di quel viaggio a Napoli, almeno per me e altre decine di piccoli tifosi napoletani radunati davanti all'hotel Royal dove alloggiava il Barcellona aspettando i blaugrana per gli autografi, un rito bellissimo e possibile nel calcio degli anni Settanta. A un certo punto venimmo convocati da un dirigente del Barcellona al primo piano dell'albergo e nella stanza, seduto su una poltrona, c'era lui, il mito Johan, che ci aspettava. In fila indiana, uno dopo l'altro, ci avvicinammo e facemmo firmare i nostri quaderni alla stella del Barça e dell'Olanda vice campione del mondo, di cui sapevamo tutto perché al cinema avevamo visto il film “Il profeta del gol” di Sandro Ciotti. Toccammo il cielo con un dito e cominciammo ad amare ancora di più il calcio. 

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Il Mattino