Dal cavallo al “ciuccio”: storia di un amore che dura dal 1926

Dal cavallo al “ciuccio”: storia di un amore che dura dal 1926
È una storia d’amore che va avanti dal 1926 quella trai napoletani e il Napoli. Da allora sono cambiati giocatori, presidenti, stemmi e bandiere, ma non la passione...

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È una storia d’amore che va avanti dal 1926 quella trai napoletani e il Napoli. Da allora sono cambiati giocatori, presidenti, stemmi e bandiere, ma non la passione che lega la città al calcio.


Il primo simbolo della squadra fu il cavallo. La scelta ha ragioni storiche: l’amministrazione di Napoli fino al 1806 era divisa in sedili: Capuana, Forcella, Montagna, Nilo, Portanuova, Porto, più il sedile di Popolo. Lo stemma del sedile Porto aveva un cavallo rampante bianco su uno sfondo azzurro. Dopo l'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna questo stemma fu adottato dalla provincia di Napoli. Così, quando nel 1926 nacque la S.S.C. Napoli, diventò simbolo della squadra e la maglia fu azzurra come lo sfondo su cui era dipinto il cavallo. Poco dopo l’immagine del cavallo fu sostituita da quella attuale del “ciuccio”.

Delle antiche bandiere esistono solo pochi esemplari. Una è custodita con cura ed amore da Antonio Arrigo, tifosissimo del Napoli. «La bandiera era di mio nonno. So che risale all’anno della fondazione della S.S.C.Napoli perché sopra vi è dipinto un cavallo. Già dall’anno seguente il simbolo della squadra cambiò. Mio nonno raccontava che nel suo primo campionato il Napoli andò molto male, e dopo aver perso una partita 7 a 1 un tifoso invase il campo ed inveì contro la squadra. Da allora l’immagine rappresentativa divenne un asinello», racconta Antonio. Infatti il campionato 1926\27 si concluse con gli azzurri ultimi del girone A. Si racconta di un tifoso deluso dalle continue mortificanti sconfitte del Napoli, che entrò in campo e gridò con tono stizzoso: «Sta squadra nostra me pare 'o ciuccio 'e Fichella: trentatrè piaghe e 'a coda fracida...». La battuta divenne virale: fu riportata persino da alcuni giornali dell’epoca affiancata al disegno di un asinello mal ridotto, pieno di cerotti e con una misera coda.
 
Proprio in quel momento nacque l’attuale simbolo del Napoli: il "ciuccio", che fu accolto con simpatia e ottimismo tanto che accompagna la squadra azzurra da oltre novant'anni. «Anche mio nonno, come la maggior parte dei napoletani, era molto scaramantico. Ci teneva a tenere la bandiera sempre chiusa. Veniva messa sul tavolo solo in occasione delle partite del Napoli. E confesso che questa usanza si è tramandata nei decenni, tanto che anche io con i miei figli e gli amici lo faccio ancora quando vediamo la partita tutti insieme nella mia agenzia a Fuorigrotta», svela il proprietario della storica bandiera.


Il simbolo dell’asinello venne così interpretato come beneaugurante. D’altronde la scaramanzia a Napoli ha avuto sempre la sua importantissima parte. Una cosa è certa: dopo l'esordio del “ciuccio” per il Napoli le cose andarono meglio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino