De Laurentiis e il calcio da cambiare: «E volevo una squadra in America»

De Laurentiis e il calcio da cambiare: «E volevo una squadra in America»
Un Aurelio De Laurentiis a tutto tondo quello che è finito sulle pagine del New York Times. Il presidente azzurro parla del suo Napoli, dello stato del calcio europeo e del...

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Un Aurelio De Laurentiis a tutto tondo quello che è finito sulle pagine del New York Times. Il presidente azzurro parla del suo Napoli, dello stato del calcio europeo e del futuro che già incombe. «Bisognerebbe cambiare il modo in cui si distribuiscono i premi in denaro nei maggiori campionati europei. 100 milioni al primo, 50 al secondo e così via, ma se arrivi ultimo paghi una multa. Invece qui sembra che i club più piccoli abbiano gli stessi diritti dei grandi club», ha detto. «Squadre come il Frosinone, ad esempio, non attirano nuovi tifosi o nuovi interessi, sono squadre che non competono mai: arrivano in Serie A e se ne tornano subito in B senza giocarsela mai, ma con le casse più piene grazie ai diritti Tv».


Il presidente azzurro punta il dito contro le regole del calcio italiano. «Chi retrocede dovrebbe pagare una sanzione invece ricevono anche denaro per il fallimento sportivo», ha detto. «La retrocessione e la promozione sono due grandi idiozie del calcio, soprattutto da quando l’Uefa prova a far rispettare le regole del FairPlay finanziario. I club dovrebbero essere strutturati geograficamente per poter essere autosufficienti: se non ce la fanno economicamente, vanno espulsi».

«Avrei voluto comprare una squadra inglese, ma non ho mai trovato la giusta occasione», ha continuato ADL che in passato ha guardato anche al calcio americano. «Ho esaminato anche la possibilità di acquistare un club americano in MLS, ho valutato Baltimora, Detroit e Las Vegas, ma sono stato scoraggiato dalle spese previste. Ad agosto mi chiamarono da Bari, sono rimasto sorpreso ma alla fine ho detto di si. Sapevano che siamo persone serie, ma non c’è stato alcun problema: il Napoli resta il Napoli, mentre il Bari è il Bari». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino